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Tesori elbani da riscoprire e recuperare: San Quirico di Grassera

Scritto da  Stefano Bramanti Giovedì, 30 Gennaio 2014 06:28

grassera

 

Di recente Danilo Alessi ha riferito di un progetto che dovrebbe dar risalto all'est elbano con percorsi nella storia, nelle architetture e tra gli antichi reperti locali, s.quiricodefinito dai Comuni di Rio Elba e Rio Marina. Uno dei punti da riscoprire -ha precisato il sindaco riese -è la chiesa di San Quirico, ora solo un rudere coperto di sterpi. Vediamo alcuni dettagli su questa storica chiesetta che risale al medioevo. Esistono quindici chiese di origine romanica che spuntano qua e là sull'isola d'Elba, certe trasformate altre distrutte, risalenti ai primi secoli del secondo millennio, quando dominava Pisa.

san quiricoLa chiesa costituisce l'unica traccia ancora visibile del borgo medievale di Grassera, completamente distrutto nel Cinquecento in seguito ad una disastrosa scorreria di Barbarossa, che lo rase al suolo in una sola notte. Dai ruderi si riconoscono le mura perimetrali con la piccola abside.
La distruzione del villaggio fu dovuta all'attacco inferto nel 1534 da Khayr al Din Barbarossa. Barbarossa Hayreddin Pasha

Contestualmente, i grasserinchi sopravvissuti si rifugiarono nel vicino paese di Rio nell'Elba e fornirono la nuova intitolazione della Chiesa parrocchiale riese con quella della distrutta San Quirico.

Il toponimo è documentato dal 1200 sia nella forma erudita Gràssula sia in quella popolare Gràssera. Quest'ultima è dovuta al fenomeno fonetico elbano che sostituisce la terminazione -ula in -era. Il toponimo deriva probabilmente da herba crassula, in riferimento alla presenza nella zona di pianticelle a foglia grassa quali Sedum rupestris, Sedum dasyphyllum e Umbilicus rupestris. (da wikipedia)

220px-Grassera 1260Documenti del 1260, redatti dal notaio pisano Rodolfino riguardo ai Comuni dell'isola d'Elba tenuti ogni anno a donare falconi all'arcivescovo   di Pisa, citano il Comune Grassule o Grassere. Durante la prima metà del XIV secolo Grassera era a capo di una delle capitanìe dell'isola, distretti amministrativi istituiti dalla Repubblica di Pisa. Si trattava di un piccolo abitato localizzato presso gli attuali ruderi della Chiesa di San Quirico (  42°49′34.29″N 10°24′55.65″E), oggi nel 220px-Chiesa di San Quiricoterritorio comunale di Rio Marina. Vi sono state rinvenute numerose tessere mercantili del XIII e XIV secolo, legate all'estrazione e commercio del ferro che caratterizzava l'intera area. Nel sito è stata rinvenuta un'epigrafe collegabile alla Chiesa di San Quirico, conservata presso il Museo civico archeologico di Portoferraio: [...]as[...]ro D(omi)ni S(an)c(ti) Quir(i)ci tem(plum) fe(cit). Sul litorale antistante, nel corso del XIV secolo, si trovava il deposito delle miniere di ferro dell'Elba (Magazenum vene ferri de Ylba). Tale sito si identifica presso l'attuale località Fiammingo (corruzione del nome di Frammingo Molticci, il supervisore del deposito). Tra il 1343 e il 1376, il rettore della Chiesa di San Quirico era Dato di Pietro («...presbiter Datus rector ecclesie Sancti Quili de Grassula...», come si legge in documenti dell'Archivio di Stato di Pisa).

Stefano Bramanti
   

 

 

 

 

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