Sono prossime le nuove puntate della serie televisiva di Sky del Barlume, la fortunata fiction della Palomar diretta ora da Roan Johnson, uno spettacolo prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti, che ha firmato anche il celebre Montalbano. Cresce quindi l'attesa a Marciana Marina, sede del bar creato sul lungomare per lo sceneggiato, frequentato nel film dai 4 anziani che indagano su tutti i casi sospetti, tanto per tingere di giallo le giornate. E in vista di questo evento Loris Turchi, un uomo che si definisce fortunato, narra di quando nel 2012 ottenne una parte di rilievo, nella prima puntata della serie televisiva. “Ero insieme a 6/700 comparse;– ci ha detto Turchi – mi ero presentato un po' per gioco; ormai in pensione pensai di tentare di fare quell'esperienza, tanto per riempire il tempo. Non mi sarei mai aspettato di essere selezionato per avere una parte importante”. E infatti piacque il Nostro al regista delle prima serie, Eugenio Cappuccio, che usa coinvolgere nei suoi film persone comuni, come di dice in gergo prese dalla strada: “Loris, hai proprio la faccia da politico" gli disse.
L'elbano di adozione, si ritrovò quindi tra i protagonisti, alla non più giovane età di 65 anni, ben portati, con un passato di imprenditore turistico ed esperienze nel ramo in tutto il mondo. Approdò poi sull'isola, dopo aver lasciato la sua Modena e ora Loris abita a Poggio, in una casa incantevole con panorama sul Capanne, “Che mi ricorda l'Appennino”, dice ogni tanto col suo accento emiliano. E prosegue nel dare dettagli del suo tuffo artistico nel Barlume, ed era anche ben pagato. “Ma quando fui a Roma, dove fui chiamato per girare le scene non marinesi della fiction, fui preso dal panico. Ma cosa ci faccio qui io che non sono un attore professionista?”. Ammette il Turchi che ha contribuito a portare alla ribalta nazionale il più piccolo Comune della Toscana. “E' stata un'esperienza unica- prosegue - ottenni una certa fama, tanto che dopo la messa in onda del programma, mi dovetti ricoverare per un piccolo problema all'ospedale di Piombino. Con mia sorpresa venni trattato come un divo, con mille riguardi e tutti, infermieri e medici, si complimentavano con me per la mia parte di attore. Ero stato scelto per il ruolo di Stefano Carpanesi, un politico candidato alle regionali, che nell'episodio era sospettato di aver ucciso il figlio dai quattro terribili vecchietti, che cercava di tenere a bada il protagonista assoluto, Filippo Timi, il barista pieno di grinta e fascino”. E poi l'attore della prima serie ribadisce i suoi momenti di tensione romani. “Dopo le riprese sul set di Marciana Marina– dice - mi ritrovai immerso nel santuario del cinema di Cinecittà, addirittura nello mitico Studio 5 dove aveva lavorato Fellini e infatti vidi varie tracce con immagini del regista, nel mio camerino dove mi truccavano prima delle scene. Quando siamo stati al dunque mi sono spaventato vedendo tutto l'apparato, luci, macchine da ripresa, una equipe frenetica che stava in azione. Volevo andarmene mi sentivo inadeguato. E ce n'è voluta di pazienza da parte dei tecnici per calmarmi, avevo la sudarella. Un angelo di assistente di studio mi calmò e le scene che dovevo registrare furono ripetute più volte e il bravo regista riuscì perfino a farmi parlare in dialetto livornese”.
Stefano Bramanti