Sembrava che le isole minori italiane potessero fregiarsi del titolo di “isole senza covid” sull’esempio di quelle greche.L’idea di salvare la stagione turistica vaccinando tutti i residenti e chi vi abita per ragioni di lavoro, a prescindere dall’età o dall’essere affetti da particolari patologie, lanciata con forza dal vulcanico e ribelle Presidente della Regione Campania, ha prodotto l’effetto di una massiccia opposizione da parte dei Presidenti di diverse Regioni e di molti Sindaci di Comuni turistici posti in zone di montagna, lacustri o marittime. E delle città d’arte. Anche gran parte dell’Italia continentale vive di turismo.
Altri Amministratori dei Comuni insulari, invece, non trascinati dai “bollenti spiriti” del Presidente campano, hanno richiesto che, una volta messe in sicurezza le persone più fragili, sia organizzata una campagna vaccinale che riconosca una priorità a favore di chi risiede e di chi lavora nella parte più periferica del Paese.
Una richiesta sensata, ragionevole che favorirebbe certo anche l’avvio di una buona stagione turistica. Non è’ la richiesta di “un privilegio”, ma di una priorità per quei cittadini della Repubblica italiana che vivono, come ha dichiarato il Sindaco di Portoferraio, “in realtà disagiate come le isole e non hanno la stessa offerta di servizi sanitari della terraferma”.
Una riflessione.Il turismo è certo necessario. Crea lavoro, occupazione, ricchezza. E la condizione di insularità, non c’è dubbio, è causa di non poche difficoltà per chi vive in un’isola. Specie nel campo sanitario. Ma credo che quelle difficoltà non si possano eliminare o attenuare con il buon andamento delle stagioni turistiche. C’è bisogno di ben altro. C’è bisogno di una particolare attenzione dello Stato e delle Regioni per l’Italia insulare. Ce lo disse il Presidente della Repubblica Mattarella nel suo intervento tenuto a Portoferraio il 17 settembre del 2018 in occasione dell’apertura dell’anno scolastico.
Farebbero bene, allora, i Presidenti della Campania, della Sicilia, della Puglia, della Sardegna e della nostra Toscana e tutti i Sindaci a richiedere l’immediata approvazione della proposta di legge- quadro per le isole minori. Approvata dal Senato, all’unanimità, guarda caso, nel mese di ottobre del 2018, proprio un mese dopo la visita del Presidente della Repubblica. Da allora, però, giace dimenticata alla Camera. La legge si propone di migliorare la qualità dei servizi pubblici essenziali, compresa la sanità, di tutelare e valorizzare l’ambiente, di favorire lo sviluppo sociale ed economico delle popolazioni. Per il raggiungimento di questi obiettivi è previsto uno strumento di programmazione, il DUPIM ( Documento unico di programmazione delle isole minori), che, una volta approvato dal Ministero per gli affari regionali e le autonomie,consentirebbe, anzi tutto, di utilizzare gli aiuti finanziari che con la legge vengono concessi dallo Stato. Ogni anno 30 milioni per spese ordinarie e 20 milioni per spese di investimento, fino al 2024. Certo sono aiuti ancora non sufficienti rispetto alle effettive esigenze, ma rappresentano, comunque, un primo passo importante nel riconoscimento della peculiarità dei territori insulari. Inoltre l’approvazione del DUPIM da parte del Ministero faciliterebbe l’accesso ai finanziamenti europei. L’Europa, con l’art.174 del Trattato stipulato per il suo funzionamento, riconosce “ i gravi e permanenti svantaggi naturali delle regioni insulari” e si pone l’obiettivo di “superare gli specifici divari geografici, infrastrutturali, amministrativi e dei servizi rispetto alle aree maggiormente sviluppate”. E non sarebbe male se le stesse Regioni ai fondi statali aggiungessero anche fondi propri.
Giovanni Fratini