Stampa questa pagina

Quando andare per i sentieri a maggio faceva parte della normalità

Scritto da  Alessandra Palombo Mercoledì, 02 Maggio 2012 04:56

Circa quarant’anni fa, a Portoferraio faceva parte della normalità andare per i sentieri a maggio. Nessun opuscolo a indicare data e ora, nessuna informazione sulla durata e la difficoltà del percorso. Bastava una domanda buttata lì per caso : domani andiamo a …? E la risposta : un nugolo di ragazzi partiva all’alba del giorno seguente dalle case.

Circa quarant’anni fa, a Portoferraio faceva parte della normalità andare per i sentieri a maggio.
Nessun opuscolo a indicare data e ora, nessuna informazione sulla durata e la difficoltà del percorso.
Bastava una domanda buttata lì per caso : domani andiamo a …? E la risposta : un nugolo di ragazzi partiva all’alba del giorno seguente dalle case. Chi stava più distante dal luogo del ritrovo suonava al prossimo,come le vecchie passano le dita da un grano all’altro del rosario, finché il gruppo si completava a Carpani, se la meta era vicina, o alla stazione degli autobus.
La terra era materna, i viottoli nella macchia ben tenuti, forse dai cacciatori, forse dai proprietari dei terreni. Lungo il percorso rare erano le ville, numerosi i poderi e i contadini che guardavano con un occhio alla gioventù passata e con l’altro che vigne orti e frutteti non venissero danneggiati.
Le salite erano dolci o impervie per chi usciva dal pulito per scalare una piccola pettata con conseguente scivolata sull’erbino.
Verso le nove si arrivava al posto prescelto, anche quello più lontano come la Madonna del Monte per raggiungere la quale c’era un pullman utile alle cinque del mattino che prima conduceva a Campo e poi tornava indietro a Marciana Marina e a Marciana alta. Arrivati alla Madonna, dopo una pausa, ci attendeva il Bollero e l’acqua fredda e incantatrice di un ruscello.
Le mete più vicine erano quelle dei sentieri intorno a Portoferraio tra cui l’immancabile Santa Lucia , l’unica gita che aveva una data fissa, quella della Festa dell’Ascensione, giorno in cui gran parte del paese si ritrovava in cima al Colle.
Tra spighe e pruni si consumavano panini, primi amori, interminabili partite di pallavolo e di pallone per i maschi . A volte c’era chi portava una chitarra e i versi di De’ André e Battisti volavano per l’aria.
Il ritorno era una corsa giù per i dirupi, un bicchiere d’acqua da un contadino benevolo, un sasso lanciato davanti a chi precedeva perché pensasse fosse un serpente e si spaventasse e tanto sole sul viso e sulle braccia che lasciava il segno sulla pelle e sull’animo

Vota questo articolo
(0 Voti)

2 commenti