La TV ci ha proposto, nel giro di poche ore, due eventi: uno seguito di milioni di persone, l’altro, crediamo, da (forse) qualche decina di migliaia in tutto il paese, in entrambi il protagonista era un “omarino”, direbbero a Bologna, maestro a suo modo nello stare sotto le luci della ribalta, con la faccia coperta di cerone.
Parliamo di due clown di successo e ci riferiamo alla performance del Signor B. sugli schermi de La 7 ed alla trasmissione del film “Charlot”, una biografia cinematografica di Charlie Chaplin.
Certo il parallelo è irriverente: i testi (digitali) scolastici del futuro parleranno con tutta probabilità del secondo come un genio artistico, e liquideranno gli ultimi venti anni di leadership italiana come un periodo involutivo, buio e mefitico di marcescenza umana, una scorregina della storia del cui ricordo liberarsi quanto prima, aprendo le finestre e facendo corrente … tuttavia…
Tuttavia successivamente siamo capitati in un piccolo bar dove due giovani (forse una coppia) discutevano animatamente.
Visto che li stavamo guardando lei ci ha coinvolto ridacchiando e spiegandoci: “Vuole ri-votare per Berlusconi!” e lui, che non aveva assistito alla trasmissione ma “glielo avevano detto” che l’altra sera “li aveva fatti novi” (per i non ferajesi: aveva trionfato sugli avversari) sosteneva con forza le sue argomentazioni:
a) non è giusto paga’ il canone RAI,
b) le donne se le paga coi soldi sua.
Affermazione quest’ultima che ci ha fatto sbottare: “Sì ma se poi le porta in parlamento o in consiglio regionale gliele pagamo noi, io e te!”, tentando, riteniamo con scarso successo, di far capire al nostro interlocutore altre due cose:
a)che comunque come, c’è scritto nella Costituzione, le cariche pubbliche devono essere ricoperte “con onore”,
b)che come cittadino-consumatore sciroppandosi le pubblicità delle tv commerciali pagava indirettamente un canone molto più alto di quello segnato sul bollettino.
E ripensavamo proprio a Chaplin cercando di immaginare cosa sarebbe potuto uscire dalla sua magica valigia se dopo Adolf Hitler avesse conosciuto il patetico dittatore dello stato libero di bananas-antigua, il grande fratello cacciaballe, il bauscia diventato re, quando ci siamo trovati di fronte alla domanda di un giovane amico ancora in argomento al quasi duetto televisivo (con tanto di interruzione santoriana “sdegnosa” dello stranamente remissivo signor B. che puzzava di “pastetta” da un miglio): “Ma te non hai paura che rivinca ‘sto manfano?”
Ci abbiamo riflettuto per qualche secondo, spiegandogli poi che non eravamo noi, che la nostra vita l’avevamo in gran parte vissuta a dover temere una simile sciagura, quanto la sua generazione che doveva ancora vivere un mezzo secolo abbondante in questo paese e su questo pianeta, lui e i suoi coetanei soprattutto si dovevano guardare dai “ladri di futuro”.
Poi tornati soli abbiamo pensato che c’é anche un’altra vasta schiera di italiani che deve vedersela nera: proprio i cosiddetti “moderati” che, in luogo di una destra “normale”, si ritrovano a scegliere tra un massone digitale in loden, difensore prima di ogni altro degli interessi dei banchieri, che annuncia di aver salvato l’economia (lui) come un chirurgo spocchioso che ci dice “l’operazione è perfettamente riuscita, ma il paziente (noi) purtroppo è morto”, ed il già sperimentato disastroso saltimbanco di cui sopra, capacissimo solo di salvare il proprio flaccido dèrriere.
E ci sarebbe pure da scendere dalle stelle (si fa per dire) alle stalle (non si fa per dire) per parlare dei saltimbanchi e dei massoncelli digitali di casa nostra, delle manovrette dei “facimmo ammuina” dell’agitarsi in cerca di visibilità e delle triennali rivoluzioni copernicane di chi sa un cazzo chi era Copernico, ma questa è un’altra storia… ci torneremo.