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A Sciambere: Il Ginocchio della Lavandaia, Vaccinazione ed effetti collaterali

Scritto da  Mercoledì, 07 Aprile 2021 09:52

 

"Ieri sera so' stata al cine - disse un giorno un'antica signora ferajese - ah come mi so' divertita... ci ho pianto tanto!" Ecco, a mio opinabile giudizio, non è detto che un'opera letteraria, teatrale, cinematografica etc., per risultare "grande" debba essere necessariamente tragica, triste, lacrimevole. Prima che il romanticismo impazzasse, consegnandoci un ottocento pieno di eroine morte male, elettivamente suicide, di eroi sbudellati  in duello, incatenati, caduti in disgrazia, c'era stato il secolo dei lumi: dei Voltaire, dei Diderot, dei Molière etc. (solo per rimanere in Francia) che sapevano far pensare in allegria, o almeno in ironia.
Poi a cavallo tra i secoli 19° e 20°, splendé un astro dell'umorismo: l'inglese Jerome Klapka Jerome autore di "Three On a Boat, Not Counting the Dog" "Tre su una barca, senza contare il cane", nella traduzione italiana titolato "Tre uomini in barca".
Ordunque. qualcuno si starà domandando dove voglio andare a parare, calma che ci arrivo.
Uno dei tre partecipanti alla sciagurata gita fluviale narrata da Jerom, ad un certo punto, cercando di diagnosticare una sua lieve indisposizione,  si mette d'impegno a leggere la parte della monumentale Enciclopedia Britannica riguardante le malattie, ed al termine della consultazione "scopre" di manifestare tutti i principali sintomi di tutte le malattie conosciute, con una eccezione: "Il ginocchio della Lavandaia" che sicuramente deduce non lo affligga.
Oltre un secolo dopo esistono altre fonti ansiogene stampate, assai più diffuse della aristocratica "British encyclopedia", si tratta dei cosiddetti "bugiardini" (già vorrà dire qualcosa la definizione), che le case farmaceutiche zeppano nelle confezioni dei medicinali e che, se letti fino in fondo, anche se accompagnano un antiacido o un banale analgesico regolarmente prescritto, possono indurre il paziente leggente a fare testamento (o quanto meno a toccare - diciamo - ferro) poiché quasi tutti non escludono che - sia pure in casi rarissimi - l'assunzione possa spedire il tapino consumatore all'ombra dei cipressi. Ma facciamo un altro salto.
L'altro giorno mi sono sottoposto alla vaccinazione anti-covid: tutto semplice ed organizzato: prenotazione on line senza problemi, nessuna coda, orario cronometrico, ottima la gentile accoglienza da parte dello staff, perfino qualche battuta scambiata con i/le conoscenti della "banda del buco", che mi hanno pure immortalato (vedi foto)  nell'eroico offrire il braccio all'insegnificante pizzico.
Uscendo ho sentito che il temporaneo capo-banda, Dott. Gianni Donigaglia mi avvertiva: "Può darsi ti venga un po' di febbre" "A me non mi viene niente" rispondevo tra lo scherzoso e lo sbruffone.
Tutto bene fino al mattino successivo, quando mi sono svegliato, inusualmente presto, con un fastidioso indolenzimento al braccio punturato, un po' di mal di testa e un leggero generale malessere.
Là ho commesso un fatale errore, quello di andare a leggermi l'elenco dei possibili effetti collaterali della inoculazione. Improvvisamente (a riprova che psiche e soma non se ne stanno mai ognuno per i cazzi suoi) ho scoperto di accusarli tutti, e mi son sentito come uno che avesse ricevuto un "fiaccatone di legnate".
Cosa mi ha salvato dallo sprofondare nell'ipocondria? La temperatura corporea di gradi Celsius 36.2, cioè l'assenza dell'unica anomalia che, sia pure in linea eventuale, mi era stata pronosticata, il mio personale "Ginocchio della Lavandaia".
Ho quindi deciso di farmi passare in serenità quel che avvertivo: cosa che - con un po' di aspirina e qualche milligrammo di pazienza - sta accadendo.
Con la stessa tranquillità andrò a fare il richiamo (guardandomi però bene da leggere le informative sugli effetti collaterali).

 

PS
Se qualcuno leggesse in quanto scritto l'invito a non rivolgersi a chi di dovere, se sta veramente male, o peggio ancora l'invito a non vaccinarsi, significa che soffre di una patologia gravissima e difficilmente curabile: la sindrome della fava lessa (contro la quale ancora non è stato - nonostante gli sforzi della ricerca - messo a punto alcun vaccino)

 

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