La notizia non è ufficiale ma le fonti sono più che attendibili: la Regione Toscana opporrà un secco rifiuto alla "proposta ambientalmente indecente" del Ministro Pichetto Fratin, rispedendo al mittente la "terna" dei nominativi, all'interno della quale le si chiedeva (come prevede la legge) di indicare il futuro Presidente del Parco Nazionale dell'Arcipelago.
La motivazione di una tale decisione - istituzionalmente assai pesante - è facilissima da intuire, vista la carenza di titoli e competenze del più sponsorizzato del trio (il donzellissimo sindaco di Terricciola Arcenni) e pure degli altri due semisconosciuti (anche loro riconducibili a Fratelli d'Italia) apparentemente messi là per completare il bouquet.
Una vicenda che ne richiama alla memoria un'altra di molti anni fa, quando Berlusconi, nel suo pieno fulgore, voleva la nomina di Iva Zanicchi (!) Presidente del Parco Nazionale dell'Appenino Tosco-Emiliano.
Ma almeno "l'Aquila di Ligonchio" con quelle plaghe qualcosa aveva a che fare, essendoci nata, mentre i tre compari, proposti dall'ossequioso Pichetto, oltre al citato palese ignorare disciplinare, "ci incastrano" con il nostro territorio come il proverbiale cavolo a merenda.
E sia chiaro che il diniego non è generato dall'obbedienza poponiana dei tre, in quanto cirenei di Donzelli, prova ne sia l'indicazione alternativa proposta dalla multicolore Comunità del Parco (e condivisa dalla Regione) di una terna di candidati indubbiamente di destra ma competenti.
Ma a questa sgangherata mossa governativa almeno tre meriti vanno riconosciuti:
- quello di aver aiutato a far comprendere che la partita non è tra destra e sinistra, ma tra il confronto democratico e la dispotica arroganza;
- quello di saldare le opposizioni intorno ad una questione che ha assunto valenza nazionale, che non molleranno facilmente l'osso sia nelle commissioni parlamentari che in aula;
- quello di aver chiarito ai "poponiani di scoglio" in quale considerazione sono tenuti i loro valori, bisogni e punti di vista, dai loro capataz capitolini.
sergio rossi
