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Appello per il Cimitero di Cavo

Scritto da  Maria Gisella Catuogno Lunedì, 31 Ottobre 2016 05:42

Cavo rio marina 620Maria Gisella Catuogno: il rischio che non si possa più inumare defunti nel piccolo cimitero cavese

Nel carme Dei Sepolcri Ugo Foscolo definiva celeste ossia divina la “corrispondenza d’amorosi sensi” che si viene a creare presso la tomba tra vivi e morti, perché è proprio il sepolcro ad alimentare l’armonia, la comunicazione tra chi non c’è più e chi resta; e questo accade, naturalmente purché si possegga un minimo di sensibilità, sia ai credenti che ai laici. E poco più avanti il poeta individua nelle are, nozze, tribunali e tombe i primordi della civiltà. Quanto sia importante un cimitero per una comunità è dunque evidente e lo constatiamo specialmente in queste giornate dedicate al ricordo dei nostri morti, quando i camposanti si riempiono di persone e le lapidi e i tumuli di fiori, di cure, di attenzioni. Quali sentimenti può allora suscitare la voce che un piccolo cimitero come quello del Cavo, che attualmente dispone soltanto di un loculo ancora vuoto e di nessuna superficie per nuove inumazioni, sarà sostituito da quello di Rio Marina? A me personalmente, ma credo di interpretare il pensiero di tutta la gente del paese, sentimenti di dolore e di rifiuto. Il cimitero del Cavo esiste dal 1930, quando finalmente si poté cessare di portare faticosamente i propri cari defunti a dieci chilometri di distanza e si ebbe un luogo vicino dove andarli a piangere e onorare. Ad inaugurarlo fu purtroppo un operaio morto a Cerboli, in un incidente sul lavoro nella cava di estrazione del calcare, Alfredo Braschi. Da allora tutti gli abitanti della frazione riese hanno potuto riposare in un luogo di pace e di silenzio, abbracciato dal bosco e lambito dalla brezza del mare poco distante. Perché questo non può continuare? Lo spazio per costruire una nuova ala alla struttura cimiteriale non manca e comunque si potrebbero recuperare i loculi della parte più vecchia, secondo le norme vigenti, attuando quella che viene chiamata la “seconda sepoltura” in cassettine ossario. Insomma, occorre pensare e progettare in tempi rapidissimi una soluzione all’emergenza valorizzando e ampliando l’esistente. Cavo non è un misero borgo costiero: è una frazione dalla vocazione turistica antica, di molto precedente quella del suo stesso Comune e contribuisce non poco all’economia dell’intera aerea: perché trascurarlo così, in uno dei valori fondanti di ogni comunità come di fatto è il cimitero? Ogni paese elbano, piccolo o grande, lo possiede. Perché Cavo non deve possederlo più?
Maria Gisella Catuogno

 

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