Riceviamo e pubblichiamo:
Se passeggiando di buon’ora lungo le spiagge o le vie di Cavo incontrate gente ombrosa e con il viso segnato dalle occhiaie, è probabile che siano i residenti o i villeggianti che abitano nelle molte case disseminate lungo una delle più panoramiche salite della baia, proprio sopra il porticciolo ma anche sopra un pub, molto frequentato dai giovani nottambuli, turisti e cavesi ma anche provenienti da Rio e località vicine. Gli stessi giovani che, dopo aver consumato, si radunano per strada, davanti al pub o poco distante, lungo il molo. E lá, puntualmente dopo le 3 del mattino, scatenano musica ad alto volume da casse portatili o dagli stereo delle auto a sportelli aperti e urlano, ridono, ma soprattutto cantano in coro a voce piena per smaltire evidentemente la loro gioia di vivere o, più probabilmente l’eccesso di alcool. Ragazzi allegri che, evidentemente, ignorano sia l’orologio che la vicinanza delle camere da letto altrui, per non parlare della legge dell’acustica secondo cui il suono, in prossimità di un rilievo, si alza e si amplifica.
Di qui le occhiaie dei residenti, svegliati dai cori giubilanti, condannati all'insonnia e tormentati dall’impotenza innescata da una maleducazione prepotente.
C’è chi abbandona l'inutile letto e scende a parlamentare con il branco, nella speranza di stimolarne la ragionevolezza, ma invano. La giustificazione più ricorrente è che i giovani, soprattutto quelli “costretti” a lavorare tutto il giorno per soddisfare i bisogni dei turisti “invasori”, hanno diritto a svagarsi, ovviamente dalle 3 di mattina in poi. Come facciano poi a lavorare tutto il giorno dopo aver bevuto e cantato tutta la notte, é un mistero che agli adulti non è dato capire. Tra gli insonni c’è anche chi telefona a carabinieri e polizia, denunciando il disturbo alla quiete pubblica, che - forse i giovani canterini non lo sanno - è un reato punito dall’art. 659 del codice penale con l’arresto fino a 3 mesi. Ma le forze dell’ordine all’Elba di notte hanno oggettivamente pochi uomini e mezzi e un vasto territorio da controllare. Spesso non arrivano affatto o arrivano quando il gruppo si è già disperso oppure si limitano a qualche blando rimprovero. E infatti ai ragazzi non importa più di tanto: “fateli venire i carabinieri - dicono strafottenti - così li salutiamo”. E quando gli si chiede di andare a sfogare la loro allegria lontano dalle orecchie dei dormienti, c’è chi risponde, tra le acclamazioni del gruppo, “e dove andiamo? Voi (i turisti, ndr) siete dappertutto”. Per non dimenticare il sollecito suggerimento di uno dei festaioli: “dormite di giorno”. Logico da dire a chi spende danaro per venire qui e andare al mare e a far passeggiate nei boschi, attività solitamente poco notturne. Ma la replica più ricorrente, anche da parte di chi non canta la notte ma evidentemente dispone di una camera da letto lontana dagli schiamazzi, è “poveri giovani, qui a Cavo non c’è molto per loro, lasciateli divertire come abbiamo fatto noi alla loro età” e qui, di solito, parte l'amarcord di come era bella e viva Cavo negli anni ‘70/80, quando si accendevano i falò sulla spiaggia e si cantava tutta la notte intorno ad una chitarra.
Certo, è estate e residenti e villeggianti sono ragionevolmente pronti ad accettare e tollerare una giusta dose di confusione ed esuberanza giovanile. Chi affitta o ha acquistato casa lungo la salita, ama questo paese e mai lo vorrebbe triste e vuoto. Ma quando la carenza di sonno diventa importante, quando il chiasso ti sveglia ogni notte 7 giorni su 7, tolleranza e buone intenzioni tendono a diminuire vertiginosamente.
Ma questo i ragazzi non lo capiscono. Secondo loro e di chi li difende, il diritto a divertirsi vale più del diritto al riposo notturno che pure è riconosciuto dalla dichiarazione universale dei diritti umani come parte essenziale del diritto alla salute.
Il gestore del pub, dal canto suo, si stringe nelle spalle. Non c’è un’ordinanza sindacale che lo obblighi a chiudere ad un determinato orario - ci dice - anzi, il locale ha una licenza che consente l’esercizio fino alle 6 del mattino. Sul cartello davanti al locale è indicato l'orario di chiusura: ore 3 “trattabili”. E comunque “non spetta a lui disperdere o scoraggiare i ragazzi che si radunano davanti al pub”. Eppure ci sono molte sentenze della Corte di Cassazione che estendono la responsabilità del disturbo alla quiete pubblica ai gestori dei locali che non fanno nulla per impedire gli schiamazzi davanti ai locali stessi.
A coronare la notte degli insonni c’è la scia di bicchieri di plastica vuoti ed altra spazzatura ancor meno edificante che i residenti sono costretti a raccogliere fin sulla porta delle rispettive case. Per non parlare del desolante spettacolo offerto da chi, colto da un bisogno fisiologico urgente, si sposta lungo la salita per urinare o vomitare negli angoli bui, proprio sotto le finestre dei residenti.
E magari fosse un fenomeno legato solo alla notte di ferragosto (quella notte nessuno in paese ha dormito. Strade, spiagge e anche giardini privati sono stati trasformati in una sorta di Far West da molte decine di ubriachi fuori controllo). Accade ogni notte, a partire dal mese di luglio, quest’anno come mai prima. Anche la notte scorsa chi ha le finestre sulla salita è stato tenuto sveglio fino all’alba dal vociare chiassoso e inconsulto dei frequentatori del pub. Perché poi non si possa stare con gli amici a divertirsi parlando a voce normale, senza emettere urla belluine, è un altro dei misteri di questa gioventù. E la situazione potrebbe ulteriormente degenerare, con danni incalcolabili per tutti, se Cavo diventasse una sorta di porto franco per coloro che, anche dai comuni vicini, abbiano voglia di passare la notte bevendo e cantando, sicuri dell’impunità.
Quello della “malamovida” è un problema comune a molte città e pressoché a tutti i centri turistici. In altre località italiane sono gli stessi gestori dei pub ad autoregolamentarsi e a vigilare sull’esuberanza dei loro clienti, ricorrendo ai servizi di un addetto alla sicurezza, consapevoli che una battaglia tra diritti e doveri potrebbe mettere a rischio il loro fatturato, o peggio. Nessuno vuole vedere i locali chiusi per decisione delle autorità. Per chi ha investito e investe danaro per trascorrere le sue vacanze in quella località, sarebbe un atto di autolesionismo. Ma serve un'ordinanza che stabilisca orari accettabili, oltre i quali il silenzio diventi un obbligo. E serve la vigilanza per farla rispettare. E, ancor prima, serve far rispettare le leggi che già ci sono: il blando rimprovero di una pattuglia che sporadicamente passa dopo gli innumerevoli appelli dei cittadini esasperati, non può bastare. Ai ragazzi, invece, servirebbe un luogo dove poter divertirsi senza per questo attentare al sonno e alla salute degli abitanti. Ma non c’è e l'alternativa non può essere trasformare la pubblica strada in una discoteca.
Serve un giusto compromesso tra il bisogno di divertirsi e quello di dormire, il diritto all’allegria e il dovere di essere educati e rispettosi del prossimo e dell’ambiente, l’aspirazione dei commercianti al profitto e la salute fisica e mentale di cittadini e contribuenti. Insomma basta fare un po’ per uno: fino ad una certa ora si canta, poi si dorme e si lascia dormire.
E allora non resta che tentare con una petizione (https://chng.it/4hY48Nygr8) , una forma civile per spiegare le proprie ragioni, molto più educata del prendere i canterini a secchiate d’acqua o peggio e indubbiamente molto più educata degli insulti che i firmatari hanno ricevuto sui social.
Se c’è chi non lo capisce, l'unica alternativa sono le denunce alla procura, con tutte le loro conseguenze legali. E’ già successo in passato, qui ed altrove. Non è un’alternativa accettabile invece chiedere a turisti e villeggianti di “chiudersi in una RSA o trasferirsi in un eremo”. Anche perché se smettessero di venire a Cavo, comprando o affittando case, pagando le tasse e i conti di supermercati, stabilimenti balneari e ristoranti, né i commercianti nè tanto meno i giovani cavesi sarebbero “costretti” a lavorare tutto il giorno ma avrebbero ben poco da ridere e cantare.
Gli Insonni del Cavo