Ho letto l’intervento del Prof. Camici, che richiama un mio articolo apparso sulla stampa romana a proposito dei fondi europei e dell’esempio dell’Isola d’Elba. La mia intenzione in quell’ articolo era insistere sull’inefficienza di gran parte della pubblica amministrazione del nostro Paese di usufruire a pieno titolo delle opportunità finanziarie già disponibili che la Unione Europea mette periodicamente a disposizione a fondo perduto. Si tratta, di una semplice constatazione: quando le risorse ci sono, e sono gratuite, lasciarle inutilizzate contraddice anche lo spirito che la nostra Costituzione che indica come criterio generale che l’azione della pubblica amministrazione deve essere organizzata per garantire ai cittadini il buon andamento.
La citazione ad esempio
Ho menzionato l’Elba come esempio, perché rappresenta un caso chiaro: un bisogno sanitario indiscutibile, una struttura già predisposta con un canale di finanziamento che non grava sul Comune di Portoferraio. Quanto all’ impiego dei fondi europei e alle caratteristiche del sistema amministrativo del nostro Paese, ho citato proprio il caso del reparto cardiologico di Portoferraio perché rappresenta, oggi, una delle più evidenti e paradossali opportunità mancate per l’ intera Isola. Nei miei articoli nella stampa locale elbana, come riferisce il Prof. Camici, non avevo parlato di gratuità del progetto, perché ho dato per scontato che gli Enti locali interessati conoscano le normative progettuali.
Ecco che allora se le cose stanno così, l’Elba deve sapere che il reparto cardiologico è un progetto perfettamente realizzabile per la disponibilità di fondi ma che è tuttavia lasciato in sospeso per quella particolare prudenza amministrativa che, in Italia, spesso separa chi sceglie di agire da chi preferisce non assumersi alcuna responsabilità.
Il percorso già tracciato
Eppure i presupposti tecnici ed economici sono tutti presenti e coincidono con ciò che serve per un reparto completo di sala operatoria dedicata con spazi adeguati, personale medico e paramedico qualificato, (la cui remunerazione iniziale può essere coperta dagli stessi fondi europei), apparecchiature professionali disponibili sul mercato, fondi pubblici già dedicati e pienamente utilizzabili. Non siamo di fronte a un progetto da inventare. Siamo davanti a un percorso già tracciato, che chiede soltanto di essere completato. La struttura edilizia necessaria, infatti, esiste già all’interno dell’ospedale di Portoferraio e può essere adattata con interventi minimi, agli standard richiesti. Questo rende possibile un’attivazione rapida, più centrata sull’allestimento che sulla costruzione, con tempi contenuti.
Un reparto cardiologico completo
Sul piano finanziario, come detto, il quadro è ancora più chiaro: i canali disponibili sono a fondo perduto, cioè senza restituzione. Parliamo di fondi nazionali e internazionali stanziati al potenziamento sanitario, e in particolare delle risorse europee riservate ai territori insulari e periferici. Sono fondi gratuiti per il Comune di Portoferraio. In termini concreti, questo significa che il reparto cardiologico può essere realizzato senza alcuna spesa diretta a carico del Comune: l’unico impegno è quello di inoltrare, nei modi e nei tempi previsti, le richieste di finanziamento unite ovviamente ad un progetto completo.
Il tempo di esecuzione
Il vero “tallone d’Achille” è il tempo. Come ricordato dal Prof. Camici, il ciclo di finanziamento europeo è triennale dall’assegnazione dei fondi. Se si supera questa soglia senza aver realizzato ciò che il progetto prevede, tutto si blocca e i fondi devono essere restituiti. È una regola chiara: non premia l’inerzia, premia chi opera. Considerata però, la presenza di una struttura già predisposta, l’allestimento del reparto cardiologico richiede tempi rapidi. Si tratta sostanzialmente di l’acquisto delle apparecchiature, i lavori di adeguamento della struttura e del relativo allestimento. L’ installazione e il collaudo possono essere completati in 6 – 9 mesi, diciamo entro un ‘ anno, grazie alla standardizzazione dei sistemi diagnostici e all’esperienza delle società specializzate. Tempi dunque perfettamente compatibili con il ciclo triennale richiesto dai finanziamenti europei.
Unione e volontà
Siamo quindi di fronte a una constatazione, non a un auspicio: i presupposti ci sono, la fattibilità è reale, i tempi sono compatibili con una realizzazione rapida e ordinata. Ciò che non dovrà mancare è la volontà di procedere con quella naturale collaborazione tra istituzioni e tutti i Comuni dell’ Elba che all’occorrenza, l’ Isola sa esprimere. Il reparto cardiologico di Portoferraio dunque non è un privilegio da conquistare ma un atto di responsabilità verso tutta la comunità elbana. Sarebbe il segno di un territorio che sceglie finalmente di prendersi cura di sé.
Alberto Zei