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Rinascono i Giardini di Pianosa

Scritto da  Paola Muscari Giovedì, 29 Maggio 2014 07:27

Paola Muscari, paesaggista e progettista di numerosi parchi e giardini, co-autrice insieme a Maria Pia Cunico di due libri sui giardini dell'Elba e dell'Arcipelago Toscano, "I Giardini dell'Elba" e Arcipelago Nascosto", ci racconta il restauro del giardino della casa dell'Agronomo a Pianosa con l'aiuto dei detenuti.

Tra una potatura e l’altra si discute di ombra. I detenuti hanno cominciato a ripulire il giardino dell’Agronomo, inselvatichito e invaso da erbe alte, malve finocchi e tapsia garganica. Ne escono i tronchi dei vecchi melograni e le tracce di un lavatoio ben fatto, con i gradoni intonacati di rosa come la bellissima casa che fu dell’agronomo Petri e della sua famiglia fino agli anni 70, e degli altri agronomi della Colonia penale prima di lui.

“Mio padre si arrabbiava se in campagna ci mettevamo a riposare sotto a un fico: è un’ombra calda e fa venire mal di testa” dice il detenuto sardo. “Da noi invece in Romania si pensa che è l’ombra del noce che fa male” “ Forse perché è l’albero attorno al quale le streghe fanno le loro magie?”giardpian

Si tagliano le robinie malformate e malate. Un grosso verme di rodilegno si contorce nel buco del tronco segato, che ha scavato e mangiato a poco a poco. “L’ombra migliore è quella del leccio, fitta, fresca, sana. Anche quella dell’ulivo non è tanto buona perché è calda”. “All’orto botanico dell’Ottone c’è una pianta esotica che se ti ci metti sotto ti fa star male immediatamente“.

giard pian2Dopo il taglio dell’erba affiorano centinaia di bulbi di narciso italico, profumatissimo e in fiore quando è Natale. Dissotterrati, divisi e raccolti in cassetta, sono pronti per essere ripiantati in autunno. Anche gli iris, spontanei ovunque a Pianosa, nel cimitero dei cronici in particolare, e sulla sommità dei muri ‘a sacco’, verranno diradati per ripiantarli nei giardini restaurati.

Intanto, improvvisate talee di gerani vengono utilizzate per rinnovare la vegetazione nei grandi vasi, sperando che attecchiscano.

È stata messa nuova terra buona. No, non terra in sacchi fertilizzata e ricca di humus, acquistata al consorzio; ma giard pian1terra della ‘buca di Maria’. Forse una grotta neolitica, poi usata come rifugio e per nascondere munizioni in guerra. Il mucchio di terra che l’aveva nel tempo riempita era stata scavata ed era rimasta lì accanto, facile da trasportare con le carriole. Così è a Pianosa. Isolata davvero. Non c’è nulla se non quello che c’è già o che la terra produce.

giardpian4Sul bordo del muro di sostegno decorato da pilastrini si tagliano grandi fichi d’India. “Davvero devono essere eliminati? A me piacciono, mi ricordano la mia campagna”, dice un altro. Ma alla fine la massa della vegetazione tagliata e il suo peso sono tali che ci si rende conto di aver fatto la cosa giusta. Le radici spingono e spaccano. Capperi, fichi, pini, senza manutenzione e controllo. Molti pini, sproporzionati agli spazi verdi del paese sono divenuti pericolosi. Un tempo erano gelsi e rose. Saranno rose e lentischi, teucrio e rosmarini, corbezzoli e mirti.

Giardini del paese, giardini delle Diramazioni della Colonia penale. Orti e giardini e aranceti. Non c’è da immaginare grandi giardpian7spazi, con vialetti e lunghe siepi topiate, ma giardini di fiori sì, giardini di rose (ma le rose di Pianosa meritano un discorso a parte), di calle e gigli, a seconda del gusto degli abitanti delle case, degli agenti di custodia, degli agronomi, dei direttori del carcere, perfino dei detenuti che nei loro spazi coltivavano non solo verdure e insalate. Sempre c’è spazio, soprattutto in un’isola ricca di acqua, di sole e di clima così felice, per coltivare nasturzi o zinnie accanto all’ingresso, o alla fine di una scala, o vicino ai pomodori.

Giardini racchiusi da bei muri di contenimento, con pavimentazioni in tufo o in mattone, con splendide viste, per ora abbandonati come le loro case, ma che stanno tornando a nuova vita.

giardpian5Anche il giardino della Diramazione Centrale sta riapparendo, dopo che è stato ripulito e diradato dai grossi alberi che lo avevano invaso. Ed ora dal bel ponticello con l’edicola e la scala che porta all’ex-edificio dell’isolamento ci si può affacciare sul giardino ribassato, con palme e piante d’agrumi ancora esistenti.

Quando tutti i giardini saranno ritrovati e ben tenuti anche i loro edifici chiederanno con più forza di essere restaurati.

Da questo appassionante itinerario è nata l'idea di approfondire anche con altri questi stessi interessi, e si stanno intanto programmando brevi corsi di giardinaggio, cura e potatura degli arbusti ornamentali, riconoscimento delle piante, coltivazioni ‘sostenibili’. Destinati agli abitanti di Pianosa, ai detenuti, agli agenti e agli studenti.

Paola Muscari

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