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Marcescente posidonia, la "pila marina"

Scritto da  Silvestre Ferruzzi Mercoledì, 19 Febbraio 2020 14:01

posidonia 620  Piccola, curiosa ricerca storica di Silvestre Ferruzzi sulle "pile di aliva" elbane

Le spiagge elbane, dopo le mareggiate, si ricoprono di un voluminoso strato costituito dalle foglie della «Posidonia oceanica», una vera e propria pianta marina - non un'alga - con cui la natura riesce validamente a proteggere le spiagge dall'incessante erosione dei marosi. Questi ammassi venivano chiamati «pila marina» dagli antichi abitanti dell'Elba. Nel 1780 scrisse a tal riguardo il naturalista Charles Henri Kœstlin nelle sue «Lettres sur l'histoire naturelle de l'isle d'Elbe»: «Le foglie di questa pianta e la pila marina sono gettate assai copiosamente sulle rive dell'isola».
Un'altra interessante testimonianza venne fornita nel 1771 dal comandante Piovanelli nel manoscritto «Breve descrizione dell'isola dell'Elba»: «Quando il mare da impetuosi e procellosi venti vien agitato, le sue onde portano a terra negl'indicati siti copia non piccola di un'erba che il mare stesso produce, chiamata àliga; questa che ivi si ferma, già inzuppata e poi inaffiata sovente dall'acqua salmastra del mare, riceve ancora le acque dolci che nelle giornate piovose le circonvicine montagne li tramandano. Queste due acque di differente specie e natura, trovandosi unite, si corrompono sempre e producono, segnatamente nell'estate, un fetore insoffribile, quindi esalazioni perniciose che vengono accresciute dalla corruzione dell'àliga che serve di fermento alle due acque, onde poi deriva che l'aria circonvicina, contaminata e nociva, si esperimenta».
Gli ammassi di «pila marina» hanno determinato il toponimo elbano «Cala dell'Alga», presente sia al Cavo sia tra Pomonte e Fetovaia. Tra l'altro, è probabile che il toponimo «Fetovaia» derivi proprio da quel «fetore insoffribile» descritto dal comandante Piovanelli.

Silvestre Ferruzzi

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