Il lento ritorno alla normalità presuppone riasapporarne le bellezze. Ma significa anche affrontare tutte le questioni aperte che il dopovirus ripresenterà. E quella più forse più paesaggisticamente disastrosa per l'Elba è l'intollerabile ampliamento della cava della Crocetta, che taglierà via un intero crinale. Quindi vediamo direttamente sul posto cosa alcuni intendono far sparire per sempre.
Come si vede dalle foto proprio in primavera il crinale si presenta con una bellezza straordinaria. La vegetazione è un campionario completo della macchia mediterranea. Dove questa si presenta bassa è un'autentica esplosione di fioriture, dai cisti alle ginestre, sia comune che spinosa. Tra le erbe occhieggiano le spighe bianche degli asfodeli e il delicato viola dei gladioli selvatici. A tratti si passa in un tripudio multicolore. Le presenze arboree sono costituite da pini domestici, in piccoli gruppi, e da sughere, anche di discrete dimensioni, sparse qua e là.
Tutto il crinale è solcato da un bel sentiero, purtroppo poco conosciuto e incredibilmente mai valorizzato. Esso infatti parte dalla strada provinciale, all'altezza dell'ex ristorante “la Mangiatoia”, e risale le colline del Buraccio: rappresenterebbe quindi un ottimo collegamento tra la zona del Lido (con una possibile aggiunta fino a Capoliveri) e la Gte, all'innesto della vecchia strada militare Porto Azzurro-Buraccio. Come si vede dalle foto tocca i più vari ambienti, alternando la macchia bassa alla bella frescura delle pinete.
Ma il vero vulnus inferto dagli scavi è quello panoramico: dove la vista spazia si godono visuali stupende a largo raggio, sul massiccio del Capanne, su Lacona, su Portoferraio, Porto Azzurro e Capoliveri. È un autentico punto chiave per l'osservazione, tanto che sulla sommità si notano ancora i resti di una postazione della seconda guerra mondiale, oggi adibita a casotto per antenne.
Le uniche attività umane della zona, nella parte bassa, sono un uliveto e una postazione di caccia, ma per niente impattanti sull'ambiente circostante. Ci sarebbe anzi da chiedersi perché i cacciatori, storicamente molto sensibili sull'argomento parco, si dimostrino più accondiscenti a vedersi privati per sempre e senza troppi scrupoli di una delle poche aree della zona consentite allo sparo libero.
In questi giorni di quarantena è stato un profluvio di bei discorsi sul futuro Rinascimento prossimo venturo. Se ci crediamo davvero, allora ripartiamo da queste piccole/grandi cose, mettendo un bel punto a ennesimi scempi ambientali che hanno devastato l'isola, pesanti eredità sul groppone delle generazioni future. Se no, fateci il santo piacere di evitare fiumi di bei propositi. Che poi finiscono tutti nel cesso.
Andrea Galassi
