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La piaga dei mufloni

Scritto da  Antonio Berti Giovedì, 23 Giugno 2022 09:25

Avete mai provato a svegliarvi di soprassalto nel cuore della notte,con le orecchie massacrate da incessanti belati, grugniti e calpestio di zoccoli, fracasso di pietre che rotolano da vecchi muri a secco oramai semidistrutti, aprire la porta di casa che da alla terrazza ed al parcheggio e trovarvi nel cuore di un vero e proprio gregge di mufloni misti a qualche cinghiale infuriato da tanta concorrenza?
Beh! A me capita praticamente ogni notte, da anni ed ogni anno di più.
Già, ogni anno di più perché questi animali, incolpevoli naturalmente, fanno il loro mestiere, pascolano, mangiano, anzi divorano ogni cosa che trovano sul loro cammino, defecano con lo stesso ritmo con il quale mangiano ma, soprattutto, si moltiplicano.
Si accoppiano e fanno figli in quantità.
Facile, perfino per il più ritardato, fare due calcoli e capire di quanto si moltiplicano ogni anno.
Tutta l'Elba occidentale è ormai un deserto.
Il sottobosco non esiste più, il verde che ancora c'è è sempre meno verde, dovuto alle residue chiome di pochi lecci che ancora restano in piedi, ma per quanto tempo ancora? La pioggia, quando c'è, non può più penetrare ed alimentare la terra, ma scorre impetuosa portandola via e le radici non hanno più dove aggrapparsi.
Nessuno ha ancora pensato che tutto questo contribuisce ad accelerare la siccità che è sempre stato uno dei problemi irrisolti dell'Elba.
Abbiamo all'Elba una quantità di Istituzioni che non si pongono mai, se non in termini elettorali, il problema di affrontare e risolvere questa situazione. Al massimo si impegnano nel discutere di chi sia stata la colpa e, francamente, è la cosa che alla gente interessa di meno.
Vogliamo davvero aspettare che allarghino il loro interesse al rimanente territorio isolano?
Allora, forse, qualcun'altro si sveglierà di soprassalto, rendendosi conto dell'entità del disastro.
Il restante territorio dell'isola d'Elba, non è fatto solo di rupi selvagge ricoperte di lecci e di quel che rimane della macchia mediterranea e della, oramai scomparsa, biodiversità del massiccio del Capanne, ma di floride e pregiate produzioni agricole che rappresentano il vanto della nostra isola.
Di questo passo, cosa accadrà?
Ricordate che, per oltre vent'anni, il muflone era persino difficile da avvistare perché il loro numero non costituiva un problema.
La cattiva gestione di questo esperimento, anzi la totale mancanza di gestione, la leggerezza con cui questa specie è stata lasciata libera di moltiplicarsi senza alcun controllo ci porterà verso un'irreversibile disastro ambientale perché un'isola, per quanto grande, è comunque un territorio limitato ed in quanto tale, nessuna specie
può moltiplicarsi all'infinito senza danno, neanche quella umana.
Io, personalmente, avevo riposto una grande fiducia nell'istituzione del Parco, è stata una delusione. Per carità, non voglio mettere in dubbio la bravura e la competenza di chi si è alternato nella gestione di quest'ultimo, ma credo che sia mancato il coraggio politico di fare le scelte indispensabili.
Se così non è, allora vuol dire che uno solo dei nostri vecchi racchiudeva in se molto più sapere di tutti quelli, esperti, che si sono occupati del territorio elbano dopo di loro.

Antonio Berti

 

sottobosco svuotato

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Ultima modifica il Giovedì, 23 Giugno 2022 10:01

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