Un gruppo di 15 botanici afferenti alle Università di Firenze, Pisa e Siena ha acceso un faro su 456 specie di piante che vivono in Toscana, dimostrando che ben 62 sono a maggior rischio di scomparsa, concentrate soprattutto negli ambienti umidi, costieri e nelle aree montane più fragili come le Alpi Apuane e l’Arcipelago Toscano. Fra queste 41 sono endemiche della regione, cioè vivono solo in Toscana: la loro estinzione significherebbe la scomparsa definitiva dal pianeta.
È quanto emerge da uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Environmental and Sustainability Indicators, che per la prima volta ha messo in ordine di priorità le specie vegetali di interesse conservazionistico in Toscana, grazie alla collaborazione tra la Regione e i tre Atenei nell’ambito del progetto “NATura NEtwork Toscana – NAT.NE.T”, dedicato al monitoraggio di specie e habitat protetti dall’Ue.
L’individuazione delle specie è stata possibile grazie ad un metodo innovativo basato sul protocollo IDEA (Investigate, Discuss, Estimate, Aggregate), che consente di mettere a confronto in modo strutturato le valutazioni di più esperti. Il protocollo combina quattro criteri – livello di esposizione a concrete minacce, rarità, valore biogeografico e isolamento tassonomico – per assegnare a ogni specie un indice di priorità di conservazione.
«Questo approccio – spiega Gianni Bedini dell’Università di Pisa – riduce le discrepanze tra valutazioni individuali e permette di arrivare a un risultato condiviso e trasparente. Il metodo, sperimentato con successo in Toscana, può essere esportato in altre regioni italiane per costruire elenchi di specie prioritarie di interesse locale, superando i limiti delle Liste Rosse internazionali e nazionali, che non sono applicabili su scala regionale».
Le specie più a rischio si trovano in habitat sempre più minacciati dalle attività umane. Tra queste figurano piante estremamente rare degli ambienti umidi come il giunco tenero (Rhynchospora alba) e la drosera intermedia (Drosera intermedia), sopravvissute in una sola località del Monte Pisano; piante costiere come le otto specie endemiche toscane di limonio (Limonium); e piante presenti solo sulle Alpi Apuane, come la crespolina pennata (Santolina pinnata) e la sua pianta parassita succiamele delle Apuane (Orobanche apuana) o nell'Arcipelago Toscano, come la linaria di Capraia (Linaria capraria).
«Il metodo adottato si è rivelato solido e scientificamente fondato, permettendo di indicare alle istituzioni locali quali specie presentano le più elevate priorità di conservazione», argomenta la professoressa Claudia Angiolini dell’Università di Siena. Come aggiunge la professoressa Matilde Gennai del Dipartimento di Biologia di dell’Ateneo fiorentino, iniziative regionali fondate su una raccolta continua di dati naturalistici e che mettono in rete i tre Atenei toscani «sono fondamentali non solo per monitorare la conservazione degli elementi più vulnerabili, ma anche per estendere le conoscenze all’intero territorio, superando i limiti delle sole aree protette».