L'Elba e le altre isole dell'Arcipelago Toscano sono un luogo di passaggio fondamentale per la migrazione delle diverse specie di uccelli e l'episodio che ha visto coinvolto casualmente un volontario dell'associazione Elbamare non dovrebbe stupirci più di tanto. Anche se qualcosa di incredibile è realmente successo…
Pochi giorni fa, recandosi alla farmacia di Cavo, il nostro volontario Luigi ha notato nella siepe antistante il negozio un giovane gabbiano in difficoltà. Ha deciso di provare a recuperarlo e si è subito accorto che aveva un “rapala” (attrezzo da pesca usato nella traina sportiva) attaccato al becco e ad una zampa. Era evidente che agganciato agli ami in quel modo non avesse modo di nutrirsi e tantomeno di volare. Una volta rimossa l'esca artificiale, che per fortuna non ha lasciato segni evidenti, ha notato la presenza di anelli identificativi alle zampe. La marcatura con anelli visibili a distanza, come quello presente sulla zampa del gabbiano, viene praticata solitamente su specie di uccelli di particolare interesse dal punto di vista scientifico o per la loro conservazione, così come associazione ci siamo rivolti all'esperto ornitologo Giorgio Paesani per avere maggiori informazioni riguardo all' esemplare recuperato che si è rivelato essere un raro Gabbiano pontico giunto sulle nostre coste da molto lontano.
Per la cronaca, il Gabbiano pontico, dopo un breve periodo di osservazione e dopo essere stato dissetato e rifocillato, ha ritrovato la libertà!
Il gabbiano soccorso e liberato a Cavo è un giovane esemplare di Gabbiano pontico (Larus cachinnans) una specie strettamente “imparentata” col nostro Gabbiano reale (Larus michahellis) tanto da esserne stata riconosciuta specie distinta solo alcuni anni fa. Pontico e Reale sono specie assai simili, differenziate da alcune sottili caratteristiche fisiche e comportamentali.
L’areale di distribuzione del Gabbiano pontico (in alcune pubblicazioni lo troverete indicato come Gabbiano del Caspio) comprende buona parte dell’Europa centrale e orientale e l’Asia centrale, dalle zone interne dei Balcani fino alle coste del Mare Baltico poi ad est, fino alla Cina. Nidifica in aree umide interne (a differenza del nostro Gabbiano reale, perlopiù costiero) ed è proprio da una zona umida dell’Ungheria che proviene il soggetto soccorso al Cavo.
La presenza del Gabbiano pontico in Italia è principalmente invernale e si concentra quasi esclusivamente sulle coste adriatiche e in alcune aree della Pianura Padana. Ma, anche dove è regolare, lo si osserva in numeri enormemente inferiori rispetto al Gabbiano reale. Sulle coste tirreniche e del Mar Ligure, inoltre è ancora più scarso e in Toscana, in una ventina di anni, è stato visto meno di un'ottantina di volte (sulle quasi seicento a livello nazionale), più che altro lungo le coste settentrionali e in qualche discarica dell’interno. Non era mai stato rilevato in Arcipelago Toscano, quindi l’osservazione va ad allungare la check-list delle specie osservate sulle nostre isole! Insomma, una rarità. Quindi, ogni singola osservazione è molto importante ma, lo è esponenzialmente di più, se si tratta di un individuo marcato perché ci consente di aggiungere un tassello alla conoscenza degli spostamenti di questa specie.
Il gabbiano “cavese”, infatti, è dotato di un anello colorato in plastica con una sigla numerica e, sull’altra zampa, di uno metallico riportante una sigla alfanumerica, il paese di provenienza e il sito internet al quale rivolgersi in caso di ritrovamento! Con questa metodologia è possibile ottenere più dati di presenza perché gli anelli colorati sono leggibili anche a distanza, senza bisogno di catturare o trovare morto il soggetto. Tutti i progetti di marcatura, sia con anelli leggibili a distanza che con anelli metallici numerati, sono inseriti nella rete Euring e, come avvenuto in questo caso, basta inviare una mail per sapere la “storia” del malcapitato pennuto. SR01357, questa la sua sigla, è stato inanellato il 26 maggio del 2024 nella Riserva Idrica di Bakonszeg, una piccola ma preziosa zona protetta dell’Ungheria orientale non lontano dal confine con la Romania, quando era ancora un pulcino. Il tutto a più di novecento chilometri da Cavo!
Il giovane gabbiano ha vissuto una disavventura tanto frequente agli uccelli marini quanto potenzialmente fatale. Il fenomeno della cattura casuale con attrezzi da pesca, noto come “bycatch” è ormai riconosciuto come una importante minaccia alla sopravvivenza degli uccelli acquatici, talvolta addirittura a popolazioni o intere specie! In molti paesi le autorità si sono mosse fornendo alle attività di pesca professionale idonei accorgimenti tecnici e adeguata formazione. Nel nostro Paese? Lasciamo perdere. Ma anche i pescatori sportivi e ricreativi dovrebbero essere sensibilizzati a questo argomento. Una lenza abbandonata può uccidere o mutilare una forma di vita marina, un’azione di pesca può vedere come bersaglio non voluto un uccello marino, una tartaruga o un cetaceo. In questo caso tagliare il filo e abbandonare al suo destino la malcapitata vittima della propria giornata di svago (cosa che voglio credere non sia successa al gabbiano di Cavo) è un gesto di assoluto menefreghismo ingiustificato e ignobile, ancor di più se a compierlo è un sedicente “uomo di mare”. Basta un po’ di gentilezza, buona volontà, cautela e, nel caso, l’aiuto di enti e personale preposto, per risolvere e ridare un futuro a chi condivide con noi le onde.
Giorgio Paesani (Ornitologo)
Valeria Paoletti (Associazione Elbamare APS)
