Gli attacchi degli haters (a)social alla Pro Loco di Portoferraio fanno parte dell’imbarbarimento che Internet ha solo fatto lievitare come pane velenoso. C’è una parte degli elbani – nativi e trapiantati – che sembra passare il suo tempo a infamare il volontariato, alcuni lo fanno in maniera seriale, come uno spinoso odiatore di campo che passa il suo tempo a postare scempiaggini antiambientaliste credendo che siano spiritose, ma in questo caso siamo più alla patologia seriale, roba da farsi vedere da uno bravo.
Dietro gli attacchi alla Pro Loco portoferraiese (ma anche ad altre, a quanto si capisce dai commenti) c’è invece l’incapacità di credere che ci siano persone che mettono gratuitamente a disposizione il loro tempo per la comunità. C’è un egoismo, una mancanza di empatia, che porta a misurare gli altri con il proprio braccio, supponendo che nessuno faccia niente gratuitamente, perché loro non lo farebbero mai.
E’ l’egoista seriale che bastona virtualmente chi si occupa concretamente della comunità, accusandolo di farlo male, ma senza muovere nemmeno un mignolo per farlo meglio.
E’ il fancazzista dalla nascita che al massimo sta a guardare dalla finestra dell’ultimo piano quelli sotto che montano il palco per il concerto e gli butta addosso una secchiata di piscio perché fanno rumore.
Sono quelli che tifano per la ruota panoramica alle Ghiaie e poi si lamentano perché la presentazione di un libro è una gran rottura di coglioni. Roba da finocchi e lesbiche.
E’ chi ai bei tempi sarebbe stato con l’olio di ricino in mano a purgare chi non gli piaceva. I patrioti che odiano i loro compatrioti, quelli non muovono un dito per la patria e sputano addosso a chi si rimbocca le maniche.
Sono quelli che non riescono a guardarsi nello specchio dell’altro. Che farebbero meglio degli altri ma non ne hanno voglia. Fa caldo, fa freddo, piove, ho sonno…
Sono quelli del “me ne frego”. Eterni e ora tornati di moda.
Capo Liberum






