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Defunto da 110 giorni in frigorifero, sconcertante vicenda a Portoferraio

Scritto da  Mercoledì, 25 Novembre 2015 18:02

cipressi cimitero 620 

"Essere vecchi, indigenti, vivere da soli e morire da soli. E' uno degli incubi più diffusi in una società sempre più anziana, sempre meno amicale, sempre meno solidale".
Con queste parole il 6 Agosto scorso commentavamo la scomparsa di un anziano portoferraiese rinvenuto (presumibilmente a quattro giorni dal malore che lo aveva stroncato), in stato cadaverico all'interno della sua abitazione di Albereto. La scoperta l'avevano fatta Carabinieri e Vigili del Fuoco messi in allarme dal Parroco di San Giuseppe: il sacerdote aveva notato l'assenza dell'uomo dalla mensa della Charitas presso la quale era solito puntualmente recarsi.
Ma apprendiamo che la storia ha avuto una "coda" piuttosto sconcertante.
L'ottantasettene V.M. protagonista della vicenda, infatti, trascorsi 110 (centodieci) giorni dalla constatazione della sua morte, non ha ancora trovato una sepoltura, in quanto le sue spoglie si trovano custodite nella celle refrigerate dell'obitorio dell'ospedale portoferraiese.
All'origine della situazione creatasi, francamente piuttosto disdicevole, parebbe esserci una specie di contenzioso tra l'Amministrazione Comunale Portoferraiese (che nel caso di decessi di persone indigenti o simili circostanze è tenuta ad intervenire, facendosi carico della inumazione) ed i viventi congiunti del defunto. Costoro, che non abitano all'Elba, non hanno preso possesso, dopo il riconoscimento, della salma, dichiarando peraltro di non aver avuto più da anni nessun rapporto con l'anziano.
Sia come sia, abbia ragione chi l'abbia, neanche si può usare la cruda espressione ferajese "il morto è nella bara" (come dire "i fatti non si contestano") perché questo povero vecchio, che in vita doveva passarsela piuttosto male, se era costretto ad affidarsi alla altrui carità anche per mangiare, da defunto è trattato dalla sua comunità pure peggio, ed ancora una bara, ed un posto in Via Mentana dove calarla, per il suo definitivo riposo, non li ha avuti.
Non gli è stato dispensato quel briciolo di pietà e di rispetto che ad ogni persona, viva o defunta, spetterebbe.

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