È stata la pronipote, Sara Fabiani, a ricevere dalle mani del Sindaco Nocentini, la Medaglia d' Oro "Città di Portoferraio" alla memoria di Olimpia Mibelli Ferrini, ricordandone la figura generosa, altruista e risoluta, vittima sacrificale della logica predatoria, di guerra e patriarcale, dello sbarco delle truppe francesi all'Elba nel giugno del 1944.
Un tributo unitario voluto alla unanimità dal Consiglio Comunale di Portoferraio (approvando la proposta avanzata dal Gruppo di Bene Comune) contro ogni violenza, quella contro le donne, quella delle guerre di allora e di oggi e del genocidio in atto a Gaza.
Annunciata, previa istruttoria della commissione comunale toponomastica, l'intitolazione di una via del centro storico a Olimpia Mibelli Ferrini nei pressi della sua
abitazione in centro storico.

Il resoconto degli interventi dell'Amministrazione e dei Gruppi Consiliari.
“Per Portoferraio, questa è una giornata particolare oggi siamo qui per restituire memoria, dignità e onore a Olimpia Mibelli Ferrini, popolana portoferraiese che, proprio alla fine del secondo conflitto mondiale, si rese protagonista di un gesto di altruismo impareggiabile per salvare alcune giovanissime concittadine dalla violenza dei soldati alleati che nelle ore successive allo sbarco del 17 giugno 1944 saccheggiarono l’isola godendo del cosiddetto “diritto di preda”, ossia di impadronirsi dei beni del paese conquistato”.
“Agli storici e ai ricercatori va il merito di avere ricostruito il reale svolgimento dei fatti di quelle drammatiche ore. Ringrazio per questo la dottoressa Raimonda Lobina, che ha raccontato minuziosamente nella Enciclopedia delle Donne la storia di Olimpia Mibelli Ferrini. Ringrazio la giornalista Elisa Messina per aver saputo raccontare questa storia sulle pagine del Corriere della Sera. Ringrazio ancora la scrittrice Paola Cereda e i ricercatori storici Mario Ferrari e Ruggero Elia Felli che con i loro libri hanno contribuito a loro volta alla definitiva ricostruzione e al racconto di quegli avvenimenti. Ringrazio soprattutto la famiglia di Olimpia Mibelli Ferrini per averci concesso la possibilità di raccontare e tramandare alla memoria dei nostri giovani fatti che non dovranno essere dimenticati”.
Il Sindaco Tiziano Nocentini

L’assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Portoferraio, Lorenza Burelli
Ci sono nomi che la storia ufficiale lascia indietro, come se la loro voce fosse troppo fragile per attraversare il tempo. Olimpia Mibelli Ferrini era una donna semplice, una lavandaia. Ma nella banalità quotidiana della sua esistenza c’era già tutta la forza silenziosa delle donne che resistono. Non aveva un’arma, né un titolo, né un ruolo riconosciuto. Eppure, nel momento più buio, fece qualcosa che molti non avrebbero nemmeno osato pensare: si offrì in sacrificio per salvare altre donne dalla violenza brutale della guerra.
Non fu un gesto di disperazione, fu una scelta consapevole. Un atto che va oltre l’altruismo: è coraggio, è dignità incarnata, è amore radicale per la vita altrui. Olimpia non è solo una vittima della guerra. È una testimone di ciò che significa essere umani quando tutto intorno disumanizza.
Ricordare Olimpia oggi non è solo un omaggio: è una scelta morale.
Significa dire che il valore umano non dipende dal rango, dal genere, dalla visibilità. Significa che i corpi violati non devono essere nascosti sotto il tappeto della vergogna, ma accolti nella memoria collettiva come ferite da non dimenticare.
Significa anche educare: educare alla forza della responsabilità individuale, al coraggio morale, alla capacità di scegliere il bene anche quando ha un prezzo altissimo. In un tempo come il nostro, dove l’egoismo è spesso celebrato e la compassione vista come debolezza, la figura di Olimpia è uno schiaffo potente a questa logica.
E allora cosa resta?
Resta un nome: Olimpia.
Resta un gesto che vale più di mille discorsi.
Resta una responsabilità: non lasciarla sola anche nella memoria.
Assegnare una medaglia quest' oggi non è un favore che le si fa.
È il minimo sindacale di ciò che dobbiamo a chi, come lei, ha saputo essere umana quando il mondo intorno si era fatto disumano.
Lorenza Burelli

Gruppo consiliare "Bene Comune"
Ho avuto occasione di partecipare alla presentazione del libro “La Figlia del Ferro” di Paola Cereda e “Lo sbarco della Vergogna” scritto da Mario Ferrari e Ruggero Elia Ferri. Raccontano, attraverso l’analisi delle testimonianze e di documenti militari rimasti a lungo chiusi negli archivi, avvicinandosi il più possibile alla realtà storica del momento, lo sbarco del 17 giugno del 1944 delle truppe alleate all’Isola d’Elba.
Quelle stesse truppe che, dopo aver conquistato le postazioni occupate dai tedeschi, cominciarono a perseguitare la popolazione con feroci atti di violenza anche nei
confronti di bambini. Circa 200 donne furono ripetutamente violentate e stuprate, il tutto davanti a una popolazione che non aveva mai assistito a tale scempio.
Molte donne riuscirono a salvarsi nascondendosi in rifugi talvolta incredibili, per esempio murate in cascinali di campagna dai padri e dai mariti. Per molte le
conseguenze furono gravidanze frutto delle violenze e l’abbandono da parte di mariti ritornati sull’Isola.
In questo scenario drammatico e sconcertante spicca la figura di Olimpia Mibelli Ferrini, una donna giovanissima che, quando venne a sapere del comportamento dei
soldati francesi, si offrì a un banda di soldati che stavano per violentare alcune ragazzine, salvandole così dallo stupro.
Fu un sacrificio enorme, che avrebbe potuto portarla alla morte, visto il bilancio dei morti e degli stupri accertati e chissà quanti taciuti in quei due giorni di violenze compiute che hanno lasciato una cicatrice profonda negli elbani.
Eppure il gesto eroico di Olimpia è rimasto senza riconoscimenti, venne giudicato un gesto troppo sconveniente per essere celebrato perché avrebbe significato riaprire
una pagina di vergogna che nessuno voleva riaprire. Ma dimenticando Olimpia si è voluto dimenticare anche le 200 donne sopravvissute alla violenza. Quelle violenze
erano motivo di vergogna. Olimpia venne definita una donna di facili costumi, ma anche se lo fosse stata il suo sacrificio avrebbe avuto lo stesso valore: il gesto eroico di una giovane concittadina per salvare altre ragazze.
Per celebrare il valore e l’importanza del gesto eroico di Olimpia, rimasto fino ad oggi senza riconoscimenti, per onorare il suo coraggio e sacrificio, interpreti dei desideri e dei sentimenti della cittadinanza, abbiamo presentato al Consiglio la proposta di conferirle la Medaglia d’Oro Città di Portoferraio.
Mozione accolta e votata all’unanimità dal Consiglio.
Ci abbiamo creduto e oggi con grande soddisfazione siamo qui riuniti per assegnare alla memoria di Olimpia, seppur con notevole ritardo, l’onorificenza e celebrarne la
consegna orgogliosi di aver contribuito a raggiungere questo risultato.
Grazie a tutti
Marcella Merlini

Gruppo consiliare – Lista Civica Angelo Zini Sindaco
Olimpia Mibelli Ferrini un nome, una donna che è tornata finalmente alla ribalta grazie all’azione congiunta di scrittrici, penso a Paola Cereda con “La figlia del ferro” e all’ex sindaco Mario Ferrari che con le sue ricerche ha fatto luce su quanto accaduto all’Elba nel giugno 1944, in conseguenza dello sbarco dei soldati delle truppe coloniali francesi.
Una ricerca che ci ha dato anche la possibilità di rivedere il volto di quella giovane donna che aveva presto imparato a badare a se stessa, come accadeva allora: le ragazze imparavano un mestiere, nel suo caso sarta e lavandaia, e poi si cercava marito “per sistemarsi”, perché così doveva essere la vita delle donne,sottomesse.
Ma non era il caso di Olimpia, orgogliosa della sua piccola indipendenza e di saper badare a se stessa.
Le donne in guerra sono vittime due volte: la prima perché ci sono le sofferenze e i dolori della guerra, la seconda perché si trasformano nelle prede preferite dei maschi dominanti che ritengono di avere diritti sul loro corpo ieri come oggi. La violenza sulle donne è questione quotidiana in pace così come in guerra.
Oggi possiamo dirlo alzando la voce, Olimpia dovette nasconderlo, per vergogna, per pudore perché allora le donne che subivano violenza non dovevano mostrarsi, non dovevano farlo sapere “troppo”, perché si sapeva, e come se si sapeva, ma la morale comune era quella di “tacere che è meglio”e per circa 200 donne allora vittime di violenza cieca, cadde il velo nero dell’oblio.
Olimpia rappresenta tutte quelle donne che in pace come in guerra hanno sacrificato loro stesse , a volte fino alle estreme conseguenze, per proteggere altri o altre, per combattere per gli ideali di giustizia e libertà.
Grazie per questo riconoscimento a Olimpia, una nostra giovane concittadina, che con il suo eroico gesto h a salvato altre giovani elbane.
I Consiglieri comunali
Cosetta Pellegrini
Angelo Zini
Paolo Andreoli
Consentitemi in questa giornata di sciopero generale proclamato dai sindacati di base per dire basta al genocidio perpetrato a Gaza da Israele, di ricordare le centinaia di migliaia di vittime, in prevalenza donne e bambini, uccisi a Gaza per un bieco disegno di supremazia economica ed etnica. Anche gli ostaggi rapiti da Hamas sono vittime innocenti di questa carneficina a cui le “cosiddette” democrazie occidentali non hanno saputo o forse voluto porre fine, e le recenti esternazioni di ministri israeliani insieme a quelle del presidente Trump sulla “loro” ricostruzione di Gaza, confermano questa idea. Voglio ring razziare gli studenti che oggi anche qui hanno fatto sentire forte la loro voce di dissenso e di sostegno al popolo palestinese. Loro rappresentano la nostra speranza per un futuro di pace e fratellanza. Basta genocidio, Palestina libera!






