La moltitudine di giovani, quelli della “Generazione Z” in particolare, che in questi giorni hanno animato le manifestazioni che da nord a sud hanno riempito le piazze di cento e cento città, piccole e grandi, invocando libertà e pace per il popolo della Palestina, per un momento mi hanno riportato indietro nel tempo a quando noi della “Generazione Boomer”, eravamo come loro a riempire le piazze chiedendo libertà e pace per il popolo vietnamita.
Da quelle manifestazione ebbe origine e si sviluppò il ’68, e tutto non fu più come prima.
Vale la pena ricordare.
Per la prima volta nel Vietnam, fino ad allora un piccolo paese pressoché sconosciuto, una guerra veniva raccontata quasi in diretta da una tv che portava nelle case le immagini dei villaggi devastati dal napalm, le atrocità di un conflitto incomprensibile dal punto di vista militare e strategico, ma anche e soprattutto da quello umano: bambini, donne e anziani bruciati vivi, un orrore quotidiano che colpiva e lacerava le coscienze del mondo.
Il Vietnam divenne per questo un esempio morale che formò un’intera generazione e che dette appunto sbocco e un senso alla ribellione del ’68 in Italia e in Europa, e anche negli Stati Uniti, il paese responsabile dell’aggressione e di quella che fu definita la “sporca guerra” condotta contro il popolo vietnamita.
Anche l’Elba fece la sua parte partecipando e dando vita, come in tutto il resto del territorio nazionale, a nuove e originali forme di lotta come le veglie, le fiaccolate notturne, i sit-in, gli scioperi della fame, le marce della pace ed altro ancora, segno anche di una ideale ridefinizione della politica, interpretata soprattutto dal movimento giovanile e studentesco e fatta propria dalla sinistra e da un variegato e multiforme mondo cattolico e progressista.
Nei primi giorni di marzo del 1966 si costituì a Portoferraio il “Comitato elbano per la solidarietà al Vietnam”, il quale mi affidò il compito di svolgere l’intervento di apertura della prima iniziativa pubblica, una veglia organizzata a Portoferraio al cinema Astra, gremito fino all’inverosimile.
Ho conservato il testo scritto che, a rileggerlo, mi par di rivivere l’atmosfera di quei momenti, animati da una grande passione ideale e da un fermento autentico e partecipato, simile a quello che mi pare di avvertire nelle straordinarie manifestazioni di oggi a favore della Palestina. Credo sia interessante rileggerlo insieme, almeno uno stralcio:
“Anche noi – esordii – siamo qui a testimoniare la nostra fiducia nella verità, quella stessa sofferta verità richiamata dal poeta Alfonso Gatto durante la veglia di Roma, una necessità imperativa per l’uomo quando l’uomo si ribella al dolore, alla fame, alla morte, all’oppressione.
Nel Vietnam si lotta, si combatte, si muore per questa verità. Come si lottava, si combatteva, si moriva in Europa e nel nostro Paese contro la barbarie fascista, contro il nazismo. E’ la lotta di sempre, la lotta dei patrioti di Algeria, dell’Indocina, del Congo, dell’Angola, la lotta dei popoli contro la schiavitù, l’ingiustizia, il vecchio e il nuovo colonialismo.
La nostra coscienza è la coscienza del mondo che si rifiuta di accettare che si compiano ancora atroci massacri di popolazioni inermi, di bambini, di donne, e la distruzione di scuole, dighe, ospedali, villaggi, intere città.
E’ la coscienza che nega il diritto alla violenza, al genocidio, al crimine teorizzato.
Non è vero che possiamo far poco. Possiamo far molto, invece. Perché non siamo soli, come non sono soli i partigiani, i contadini, le donne del Vietnam. Ciascuno di noi è una pietra scagliata contro le mura dell’odio e dell’impunità erette dalle forze del male. Ciascuno di noi è una voce che diventa coro con tutte le voci del mondo.
Dobbiamo essere consapevoli di questo. E’ la consapevolezza che diviene coraggio, forza, impegno sociale e morale.
Un messaggio di speranza viene dall’altra America, l’America che strappa le cartoline precetto e che sfila, oggi trentamila, domani dieci, cento, mille volte di più, davanti alla Casa Bianca, per chiedere la fine della “sporca guerra”, per parlare di pace ai fratelli vietnamiti, per dire al mondo che l’America vera non è quella dei Johnson, dei McNamara, dei Bush”.
E oggi, c’è da auspicarlo, che non sia quella dei Trump, né sia per Israele quella del criminale Netanyahu. E, per quanto ci riguarda, che non sia l’Italia quella delle Meloni, dei Salvini e dei Tajani, ma un’altra Italia, quella che imponente e determinata ha invaso le piazze di questi giorni.
Danilo Alessi
Manifestazioni di protesta in Italia contro la guerra del Vietnam
(da patrimonio.archivioluce.com)






