Nella primavera 2024 è stato lanciato a Siena il nuovo progetto europeo CO2 Pacman – finanziato con 2,8 mln di euro per una durata di 33 mesi – che riunisce dieci partner da sette Paesi impegnati nella decarbonizzazione delle piccole isole Mediterranee. Un progetto che ha già visto l’Elba protagonista del terzo rooting lab coinvolgendo amministratori locali, mondo accademico, imprenditori e cittadini per collaborare e trasformare l’isola in un territorio a zero emissioni nette di gas serra.
È in questo contesto che sull’isola è adesso nata AskyourcitizenonCaN – acronimo di Ask your citizen on climate neutrality – un’attività di ascolto e partecipazione civica che ha coinvolto anche la comunità locale.
L’obiettivo è comprendere come le persone percepiscono il concetto di neutralità climatica e il loro livello di conoscenza e apertura a partecipare alla decarbonizzazione dei territori, inclusa la possibilità di un ruolo attivo dei cittadini come prosumer, ovvero produttori e consumatori di energia rinnovabile.
«Informare correttamente e ascoltare i cittadini è il primo passo per costruire politiche efficaci – spiega Simone Bastianoni, professore dell’Università di Siena e coordinatore del progetto – La neutralità climatica non si ottiene solo con nuove tecnologie, ma con una nuova cultura della partecipazione».
Un fronte dove c’è ancora molto da fare, come emerge dai risultati dell’indagine, in cui si evidenzia che la grande maggioranza dei cittadini dell’isola d’Elba riconosce l’urgenza della crisi climatica (89%) e l’83,4% considera la neutralità climatica un obiettivo importante per l’isola, ma sul paesaggio prevale una visione conservativa: il 64,7% dei cittadini considera il paesaggio “immutabile” e da preservare così com’è in quanto componente chiave dell’identità insulare, mentre il 31,4% accetta l’idea di un cambiamento solo per buone ragioni e il 3,9% non manifesta particolare interesse per la questione.
Il problema è che un atteggiamento simile rischia di sconfinare nelle sindromi Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato elettorale) per le quali l’installazione d’impianti rinnovabili a livello locale diventa un tabù, mentre al contempo la crisi climatica devasta quello stesso paesaggio che si vorrebbe proteggere, infliggendogli eventi meteo estremi sempre più frequenti e intensi, come accaduto da ultimo quest’estate con l’ennesima alluvione elbana.
Che fare? Intanto riconoscere che, quando si chiede su quali settori concentrare prioritariamente gli sforzi per raggiungere la neutralità, sull’isola emerge con forza il tema della mobilità, considerato fondamentale dal 71,8% dei rispondenti. A seguire le energie rinnovabili (66,7%), la gestione dei rifiuti (52,6%), l’efficienza energetica (33,3%) e l’agricoltura sostenibile (16,7%).
E in base ai risultati finora messi in fila da CO2 Pacman, l’impiego di strumenti innovativi come la realtà virtuale permette di alleviare la “sindrome Nimby”, dimostrando con strumenti virtuali quale può essere l’impatto visivo delle tecnologie di produzione di energia rinnovabile.
«L’idea alla base è semplice ma cruciale – osservano i ricercatori dell’Università di Siena – La neutralità climatica non è solo un obiettivo tecnico, ma un processo culturale e collettivo: richiede consapevolezza e partecipazione».
Redazione Greenreport







