La chiesa di san Rocco è chiamata suburbana o anche rurale perché costruita fuori delle porte della città di Portoferraio e perché in aperta campagna. La sua nascita è legata alla pandemia della peste. Aveva in origine una struttura diversa da quella odierna che oggi osserviamo salendo su per la salita al lato presidio ospedaliero pubblico.
Scrive Vincenzo Coresi del Bruno, governatore di Portoferraio nel 1729 “….ha una loggia sul lato davanti per maggior comodo e sul dietro a questa verso il monte un Cimitero serrato da muro ove si sotterrano i morti o in contumacia o da non portarsi in piazza“.
(Cfr pg 201 di “Zibaldone di memorie” Vincenzo Coresi dela Bruno, Manoscritto conservato in biblioteca marucelliana a Firenze 1729)
La chiesa è ben visibile come si trova nel 1697 nel particolare del disegno della “Veduta di Portoferraio dalla parte di terra verso ponente”. Passata di poco la porta del Ponticello si dirama la strada principale dell’Elba, chiamata strada maestra, e sopra una piccola altura è visibile la chiesa di San Rocco in piena campagna con davanti la loggia coperta.
Ancora oggi la chiesa è suburbana, cioè fuori delle porte, ma non ha la loggia coperta sul davanti e con lo sviluppo urbanistico avvenuto nei corso dei secoli non si può più dire che è rurale, in aperta campagna. Dal 1804 la confraternita della misericordia cura la custodia e le ufficiature: lo ricorda lo stemma della reverenda confraternita affisso sulla porta di ingresso. (Foto di copertina)
Rocco nato a Montpellier intorno al 1345 e morto intorno al 1379, diviene Santo nel culto della chiesa cattolica, e anche protettore contro la peste: ”tu eris in peste patronus” (antico responsorio). Si dedica alla cura dei malati contagiati da peste, contagiato si ammala ma sopravvive grazie all’aiuto divino di un angelo e di un cane l’unico che gli fa compagnia e che gli procura cibo. In un bel dipinto del seicento di Carlo Saraceni tutto questo è raffigurato.
Si chiede la sua protezione quando in tutta l’Europa la “peste nera” è diffusa in forma pandemica a partire dal trecento. Di pari passo col diffondersi della peste anche il culto di San Rocco si diffonde. Non si sottrae l’Elba e in particolare Portoferraio quando nella seconda metà dei cinquecento, poco dopo la fondazione, la peste imperversa. E’ stato per tale motivo il primo patrono santo protettore della città sostituito poi nel 1763 da San Cristino.
Nel 1791 Sebastiano Lambardi scrive “….poco distante dalla strada maestra in una piccola collina fu fabbricato altra cappella in onore di San Rocco e per comodo del Lazzeretto che sta a dirimpetto, in altro piccolo monte adiacente all’insenata del porto verso ponente. La detta cappella fu fatta pure da molte persone divote con l’ajuto del Granduca. Ha una loggia sola coperta davanti per maggior comodo e dietro questa verso il monte vi è un Cemeterio muragliato d’intorno col suo cancello davanti dove si sotterravano i morti in contumacia e i condannati a morte e i giustiziati fuori dalle mura della città ed altri cadaveri da non essere introdotti nella piazza”.
(Cfr. pg. 139 di “Memorie antiche e moderne dell’isola dell’Elba” Seabastiano Lambardi 1791, Ristampa fotomeccanica Forni editore Bologna 1966)
Scrive nel 1834 Giuseppe Ninci “…egualmente con elemosine di varie devote persone come era avvenuta nell’erezione della Cappelletta dell’Annunziata si diede principio ad una piccola Cappella nel 1584 poco fuori delle mura di Portoferraio .La nuova fabbrica peraltro venne sospesa al tempo stesso che ebbe cominciamento né vi si ripose mano che nel 1592….Tale nuova Fabbrica venne ordinata con presa regia dal Granduca Ferdinando dando a ciò motivo l’esser giunte nel porto avvisato il 5 giugno di detto anno le galere granducali infeste di peste. La nuova Cappella si dedicò a Dio in onore del confessore San Rocco che eletto venne in protezione di Portoferraio come quegli che intercesso ed ottenuto dal sommo Dio la liberazione dall’enunciato flagello cominciatosi dalle Galere in quella terra. Né tanto si elesse in protettore di Portoferraio ma fu stabilito inoltre che il giorno sedici agosto di ogni anno venisse riguardato come intierarmente festività, annuendo S.A.S. il Granduca e monsignore Achille Sergardi vescovo in quel tempo di Massa e Populonia. E siccome per gratitudine dell’avvisata liberazione il popolo portoferraiese aveva fatto voto di solennizzare ancora nel 20 gennaio la festa di San Sebastiano martire così ogni anno in quel giorno portavasi processionalmente alla Cappella suburbana di san Rocco il Clero col Magistrato Comunitativo in gran costume unitamente al popolo”.
(Cfr carta 10 e 11 “ Notizie compendiate delle chiese, oratori, cappelle di Portoferraio sia in città che nelle campagne sottoposte raccolte e registrate da Giuseppe Ninci nell’anno 1834 e passatane copia al Corpus Domini di detta Città nel 1835”.Manoscritto conservato nella chiesa del SS. Sacramento in Portoferraio)
Nel 1592 San Rocco è dunque eletto patrono e santo protettore di Portoferraio dichiarando festivo il giorno 16 agosto, giorno a lui dedicato. Poi anche la processione solenne dei devoti fedeli verso la chiesa del santo fuori le mura nel giorno 20 gennaio, giorno questo dedicato a San Sebastiano. Ancora lo stesso Ninci fa sapere che tale processione è iniziata nel 1691 essendo stata istituita per volere dei fratelli della confraternita del Corpus Domini perché San Sebastiano insieme a San Rocco sono santi protettori contro le malattie contagiose.
La fondazione della cappella suburbana avviene dunque per chiara ed esplicita volontà popolare col concorso di elemosine dei devoti fedeli ed è legata al fatto che nel 1584 la peste ha colpito l’Elba risparmiando Portoferraio. La fondazione del sacro tempio è sospesa ma è ripresa la costruzione nel 1592 e questa volta col consenso ed aiuto del terzo granduca di Toscana appartenente alla famiglia de’ Medici: Ferdinando primo (1549-1609), lasciando la tonaca cardinalizia, salito al trono granducale nel 1587 dopo la morte del fratello Francesco I. Nel 1592 sono giunte nel porto di Portoferraio galere del granduca Ferdinando I con equipaggio affetto da peste. Le galere e molti altri bastimenti si rifugiano a Portoferraio perché il suo porto è ormai diventato luogo dove si è soliti spedire bastimenti in quarantena o al riparo sicuro se attaccati dai barbareschi.
E’ il 5 giugno 1592 quando arrivano nel porto di Portoferraio alcune galere del sacro e militare ordine dei cavalieri di S. Stefano provenienti dalla Francia tra i cui equipaggi era scoppiata la peste. L’ordine è stato da poco costituito (1562) fondato da Cosimo primo de’ Medici. Licurgo Cappelletti scrive “Tornavano le galere toscane dalle spiagge mediterranee dell’Africa, dove sopra i turchi ed i barbareschi avevano fatto gran preda; quando giunte che furono a Portoferraio il 5 giugno 1592 si manifestò a bordo la peste. La poca vigilanza della deputazione di sanità di quel posto e l’avanzarsi dei calori estivi diedero campo al morbo pestilenziale di passare nelle galere nella città, e da questa in un baleno, alle altre terre dell’isola. La strage che fece quella crudele malattia, in particolare sui legni granducali ,fu orribile e precipitosa…”.
(Cfr pg 276-277 di “Storia della città e stato di Piombino dalle origini fino al 1814” Licurgo Cappelletti. Tipografia di Raff. Giusti. 1897. Livorno)
La peste non si diffonde tra la popolazione che ringrazia Dio per l’intervento di San Rocco. Così il santo riconosciuto in tante parti d’Italia e d’Europa protettore contro la “peste nera” diviene il primo santo protettore patrono di Portoferraio. E’ poi patrono santo protettore del solo porto e non più della intera città perché sostituito in parte nella devozione popolare da San Cristino, divenuto il nuovo santo patrono protettore della città di Portoferraio.
In quell’anno 1592, in cui si porta a compimento la erezione della cappella, viene anche fondata la compagnia di San Rocco: “ …Il padre Andrea Tucci guardiano del convento dei francescani in Portoferraio si fece a formare una Compagnia di tredici individui fra i principali di quella Terra ad imitazione di nostro Signore Gesù Cristo con gli apostoli, col titolo di Compagnia di San Rocco .Vestiva cappa di tela rossa con immagine del santo sulla spalla sinistra, cingendo il cordone di San Francesco. Lo stemma del gonfalone da cui era preceduta mostrava da una parte l’effige di San Rocco dall’altra l’immagine di san Francesco. Tre sole volte l’anno andava in processione nel giorno cioè del Corpus Domini, in quello di San Giovanni Battista e in quello di San Rocco sempre peraltro con cappuccio in faccia .Nessun notaro o chiunque attendesse a cose criminali poteva essere ascritto in quella Compagnia …”
(Cfr, carta 10 e 11. Nota seconda manoscritto Ninci. Idem come sopra)
Vicino alla chiesa di San Rocco è il cimitero dove sono seppelliti i malati in contumacia, quelli di peste e anche i condannati a morte giustiziati fuori dalle mura.
Dentro la chiesa, nel centro del pavimento, una accanto all’altra, davanti all’unico altare, sono due tombe del seicento appartenenti a giovani, morti di peste, patrizi e cavalieri del sacro ordine militare di Santo Stefano militanti sulle galere granducali triremi che a quel tempo difendevano il mare dai pirati barbareschi. Sono le tombe che contengono le ceneri del patrizio di Volterra Michelangelo Inghirami il cui padre Jacopo era ammiraglio di primissimo ordine della marina stefaniana e del conte Giovanbattista Ferretti di Ancona. Le epigrafi lapidee marmoree scritte in latino ricordano che sono morti nel 1622. Sono sormontate dallo stemma gentilizio delle famiglie e portano entrambe l’insegna della bandiera della croce rossa in campo bianco del scaro ordine militare dei cavalieri di S. Stefano.
“Giovanni Battista figlio del Conte Vincenzo Ferretti di Ancona mentre prestava servizio al Granduca di Toscana sulle triremi come Cavaliere di Santo Stefano e stava per compiere 18 anni di età, morì durante il viaggio ed è sepolto nella chiesa di San Rocco di Portoferraio. Anno 1622”.
(Epigrafe tradotta dal latino)
Forse meno nota ma connessa alla narrazione della vicenda storica della chiesa di San Rocco è la vicenda della pregevole scultura lignea colorata del santo risalente al 1717 la quale ancora oggi si può ammirare nel duomo di Portoferraio. E’ esposta alla devozione, riposta in una nicchia nella parete della navata laterale in cornu epistulae.
Perché e come questa scultura lignea sia nata è ancora Giuseppe Ninci che lo fa sapere:
“…Al tempo istesso che il governatore Niccolini dava prove non equivoche della sua devozione verso la gran madre di Dio la popolazione di Portoferraio mostrarsi non volle ingrata agli incessanti benefizi del Santo suo protettore San Rocco ordinandosi a tale effetto dalla cassa comune di detta città la scultura in legno di detto Santo per farne dono alla cappella extraurbana a Dio dedicata in onore e dal medesimo confessore prese sopra di se l’incarico Carlo Palombo in allora (1717) gonfaloniere commettendola a sua corrispondenza in Napoli .venne di fatto la statua del Santo che ancora si ammira nella chiesa parrocchiale alta braccia ottantasei pel prezzo di pezze trenta da otto reali o Lire 172.10. E perché costasse dell’offerta che in nome della comunità e popolo di Portoferraio se ne faceva, fu consegnata al capitano Carlo Mazzei operaio in allora del Carmine passandosene pubblico istrumento sotto il dì 30 ottobre 1717 rogandosi dell’atto il notaro Antonio Brignole. Ricevutasi dal Mazzei la sacra Statua depositò la medesima nella cappella rurale di S Rocco per ivi custodirsi e venerarsi”.
(Cfr Ninci. Manoscritto idem come sopra)
Questa pregevole ed antica scultura lignea è colorata. Si trova oggi collocata nel duomo di Portoferraio traslata dalla chiesa di San Rocco. Qui si può ammirare, come sopra accennato, in una nicchia della navata laterale in cornu epistulae del duomo di Portoferraio. Raffigura il Santo con alcune note iconografiche legate alla sua vita quale la mano sinistra che chiede la carità dell’elemosina per vivere, il sangue che esce dalla cosce per i bubboni della peste e il cane con in bocca il cibo che la tradizione popolare ha chiamato “Reste” l’unico che non lo abbandona quando, dopo avere contratto la “morte nera” per aver assistito i malati appestati, vive isolato e si sfama col poco cibo che la tradizione popolare narra gli portasse ogni giorno il cane randagio e amico fedele Reste.
Il 17 luglio 1799 dentro la chiesa di San Rocco è firmato un importante trattato, storico per la città di Portoferraio che è occupata dalle truppe francesi. Si trova l’accordo per il ritiro delle truppe francesi dalla città. L’accordo consente alla truppe granducali toscane di riprendere Portoferraio. L’accordo avviene tramite un trattato che si dipana in 15 articoli firmato dentro la chiesa suburbana di San Rocco. E’ stipulato tra le monarchie assolute del regno delle due Sicilie e il granducato di Toscana da un lato e dall’altro la repubblica francese.
A rappresentare le monarchie assolute, firmando il trattato, sono il governatore di Longone De Gregori per Sua Maestà il re delle due Sicilie e per il granduca di Toscana, il capitano De Fara al servizio di Sua Altezza Reale il granduca; a rappresentare la repubblica francese, Ferrent il capitano del battaglione occupante.
Marcello Camici
Foto di copertina - Portoferraio. Facciata della chiesa di San Rocco stato attuale. Sopra il portale d’ingresso lo stemma della confraternita della Misericordia.
Foto 2 - PARTICOLARE di “Veduta di Portoferraio dalla parte di terra verso ponente” 1697. Anonimo. Matita nera, penna e inchiostro, acquerello policromo, Biblioteca Moreniana di Firenze fondo Bigazzi. Al centro la chiesa suburbana o rurale di San Rocco con loggia coperta sul davanti alla quale si accede dalla strada maestra. Sul retro in alto verso il monte appena visibili, tra i rami di un albero, tombe del cimitero dei morti in contumacia e dei giustiziati fuori la porta.
Foto 3 - “San Rocco e l’angelo” Carlo Saraceni (1579 circa-1620). Dipinto olio su tela. Galleria Pamphilj. Roma. Rocco contagiato dalla peste viene curato dall’angelo. Ai suoi piedi, in basso, il cane randagio Reste che non lo abbandona mai portando la pagnotta di pane che è accanto alle sue zampe.
Foto 4 - Portoferraio. Chiesa di San Rocco. Lapide dove è sepolto morto di peste il conte Giovanbattista Ferretti cavaliere dell’ordine militare di Santo Stefano. 1622.
Foto 5 - Duomo di Portoferraio. Chiesa della natività di Maria Santissima. San Rocco scultura intagliata in legno e dipinta. 1717. Originariamente in dotazione alla chiesa suburbana di San Rocco è stata trasferita nella chiesa parrocchiale del Duomo di Portoferraio dove ancora si ammira “alta braccia ottantasei” e acquistata con la carità popolare “pel prezzo di pezze trenta da otto reali o Lire 172.10”.