A volte uno fa incontri fortunati e inaspettati: io a Santa Chiara ho conosciuto il vulcanico Ennio Milani, innamorato di Marciana Marina, del Cotone che ritrae in acquarelli belli che cambiano con la luce e le nuvole e che scatta foto di natura ed animali che sembrano acquerelli, piccole opere d’arte.
Ennio mi ha raccontato che proprio per Santa Chiara dell’altr’anno aveva nuovamente incontrato quello che ormai è diventato un suo piccolo amico, un Martin pescatore: «Il martino è giunto all'Omo dalla parte della Madonnina si è posato su di uno scoglio sotto al muretto della stradina del palazzo San Pietro (quella che conduce alla strada. Non ha pescato ma si è solo asciugato e aggiustato le piume come si vede dalle foto. Dopo di che ha preso il volo verso il cotone (sinistra dal luogo dove si era fermato). La prima che è stato avvistato è stato l'anno prima e quest'anno l'ho sempre visto che dalla direzione della Madonnina si dirigeva verso il cotone con il tipico fischio acuto».
Ma gli scatti fatti da Ennio con una Panasonic g9 e obiettivo Panasonic 100-300 rivelano il mondo dove vive questo minuscolo pescatore colorato (probabilmente un giovane), un folletto lacustre e di uviali che ha scelto il mare per rassettarsi le piume, accigliato e pensieroso, sempre all’erta, diffidente e attento, ma che pure ha concesso confidenza al suo amico umano che ritrova a ogni estate.
E se guardate le foto scattate da Ennio del posatoio abituale di Martino di Ennio, scoprirete, come in un microscopio, i particolari di un universo che è fatto anche di storie mute che nessuno racconterà mai: un granchio nero, le penne di un qualche uccello, in un buco degli scogli, il mare che sembra olio, nero e calmo e che eppure e si muove, qualche macchia bianca di sapone scaricato forse da un panfilo, festoni marroni di aliba morta e, a picchiettare gli scogli bianchi e gialli, le macchie di bleck, il catrame viscoso sversato da petroliere e bettoline che infestava le nostre spiagge e i nostri costumi quando non sapevamo ancora cosa fosse l’inquinamento e di quanto avrebbe avvelenato il mare.
Martino tutto questo non lo sa (o forse sì) e se ne sta lì, serio e bellissimo, con la testa ricoperta di piccole stelle, un piccolo arcobaleno incompiuto che si rassetta le piume in un pomeriggio d’estate. Guarda, vive, caccia, aspetta, si asciuga e si tuffa, torna alla sua casa segreta. Sospeso tra le macchie di bleck e il mare nero e trasparente come una canzone di Battisti. Sta lì in un posto di cui non sa il nome e non ha bisogno di saperlo perché i nomi sono una cosa umana e lui conosce ogni scoglio dove batte l’onda e ogni sasso del fondo dove scappano i pesci.
Una piccola freccia blu e arancio, l’immagine della perfezione inconsapevole sugli scogli dell’Omo, indifferente al mondo degli uomini, parte del mondo che gli uomini hanno cambiato. Un essere così bello che ti viene voglia di credere in un Dio creatore che nel penultimo giorno della genesi ha minuziosamente disegnato tanta bellezza, come un gioiello elettrico e vibrante di colori.
Martino se ne sta lì, concedendosi alla confidenza con un essere umano, aspettando che gli si asciughino le ali, un pesce, un destino che è anche nostro futuro e che sarà ancora vivo finché altri martin pescatore verranno a caccia tra la Madonnina e l’Omo.
Umberto Mazzantini
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