Anche quest'anno, come da diversi secoli, tra il 28 e il 29 agosto si tiene all'Aquila la Perdonanza Celestiniana e negli ultimi anni un torneo di scacchi, con centinaia di persone da tutto il mondo, senza bisogno di parlare, solo guardarsi negli occhi e stringere la mano in segno di pace, il gioco degli scacchi è un linguaggio universale.
La Perdonanza Celestiniana istituita da papà Celestino V nel 1294. Con l'apertura della Porta Santa nella basilica di Collemaggio, i fedeli ricevono l'indulgenza plenaria, un invito a riconoscere gli errori e ricominciare. È un nuovo inizio che parla dì speranza e riconciliazione, un gesto che si ripete da secoli e che rinnova, da sempre, il legame tra fede e comunità.
La stessa logica anima gli scacchi, ogni decisione porta con sé conseguenze irreversibili. Il pedone che avanza, la torre che si sacrifica, il re che si difende: ogni scelta è un atto di libertà responsabile. Anche quando la posizione sembra compromessa, esiste sempre una possibilità di riscatto, un varco nascosto tra le caselle bianche e nere.
In questo dialogo, la religione diventa la cornice ampia. Nella vita spirituale come anche negli scacchi, l'uomo si confronta con il tempo, con la colpa e con il limite. Ma la fede propone una prospettiva diversa: la sconfitta non è mai definitiva, il perdono apre scenari che la logica non vede. Il sacrificio, nella religione come nella scacchiera, non è perdita sterile è strategia di salvezza: rinuncia al superfluo per conquistare ciò che conta davvero.
Vi è un filo invisibile che unisce questi mondi: il rapporto con l'altro. Negli scacchi se non vi è l'avversario non c'è partita.
Nella Perdonanza, l'altro non è nemico, ma fratello. Oggi, in tempi di conflitti e divisioni, la celebrazione aquilana della Perdonanza diventa un'appello potente all'unità, alla pace e un invito a guardarsi non come rivali, ma come compagni di viaggio.
Tuttavia, la vita, come una partita di scacchi, non si vince dando scacco matto, ma imparando a trovare la patta con sé stessi e con gli altri.
Perdonare, accogliere e ricominciare: tre mosse che fanno della Perdonanza non solo una tradizione, ma una strategia di pace, capace di trasformare il nostro oggi e ridare senso al futuro.
Enzo Sossi






