Presentazione - Sabato scorso, nella rinnovata cornice del Grigolo, è stato presentato al pubblico il libro I giardini nascosti di Cosmopoli. L’opera, attesa da tempo, ha suscitato sorpresa ed entusiasmo per la meticolosità della ricerca e per la cura con cui sono stati raccontati gli angoli più segreti della città, celati dietro mura e cancelli che ne hanno sempre custodito la bellezza silenziosa. L’ opera è stata realizzata da Paola Muscari ed Elena Fatichenti con la collaborazione di Margherita Sacchi e Alessandra Contiero.
La descrizione dell’ origine i luoghi, delle circostanze e delle epoche in cui gli eventi architettonici cadenzavano la storia e i cambiamenti dalla architettura della città di Cosimo De Medici, hanno caratterizzato l’ apprezzato intervento dell’ Prof. Giuseppe Battaglini.
Un mosaico di scorci - Merita particolare attenzione la meticolosità con cui gli autori del libro hanno saputo scandagliare non soltanto gli angoli più reconditi della città che custodiscono questi spazi verdi, ma anche il contesto urbano che li circonda e li definisce. Ogni giardino, infatti, viene raccontato non come entità isolata, bensì come parte di un tessuto vivo: le strade che vi conducono, le peculiarità architettoniche dei palazzi adiacenti, le strutture che lo sovrastano o lo delimitano. In questo modo, la ricerca è divenuta una occasione per rievocare la stessa Cosmopoli che riappare come un mosaico di scorci, memorie e trame urbanistiche ripercorse, rivisitate e restituite alla storia di questa con attenzione filologica.
Un volume così concepito e arricchito da mappe, tavole verdi, fotografie e descrizioni curate nel dettaglio, può davvero essere considerato una pietra miliare anche della conoscenza architettonica della città.
Una pietra miliare - Si tratta infatti, di una ricostruzione che nasce dal presente, si estende verso il passato come ricerca storica e si proietta nel futuro come memoria indelebile per le generazioni future. E perché questo ? Perché al rigore documentato si accompagna la delicatezza del tema trattato, capace di restituire ai cittadini gli angoli più remoti della città e di colmare così una parte mancante della sua memoria storica. In tal modo, il libro non è soltanto una raccolta di giardini, ma diventa una sorta di impronta fotografica, destinata a durare nei secoli come testimonianza viva di Portoferraio per le generazioni future.
Il volume permette di intravedere una bellezza altrimenti negata. Grazie alle fotografie e alle descrizioni, si spalanca uno sguardo nuovo, guidato da una sensibilità artistica e culturale che si accompagna a un autentico amore per la città È questo il valore aggiunto più grande: trasformare ciò che era nascosto in patrimonio condiviso. Dietro i muri, , si celano a chi passa fiori splendidi, piante rigogliose ed esemplari esotici che raramente l’occhio comune riesce a scorgere. Le autrici hanno saputo oltrepassare questo limite con fotografie e descrizioni, unite a una sensibilità artistica e culturale che testimonia anche un profondo amore verso la città. Così, ciò che restava sconosciuto diventa finalmente parte del patrimonio condiviso di Portoferraio.
Ogni famiglia ….
Ogni famiglia di Portoferraio dovrebbe avere in casa un volume come questo, così come si conserva una carta geografica o un vocabolario per orientarsi. Non si tratta soltanto di un libro da leggere, ma di uno strumento da consultare: permette infatti di ritrovare, di volta in volta, i punti angolari della città che suscitano interesse, sia per curiosità storica sia per affezione personale. In un modo o nell’altro, ogni abitazione è legata ai giardini che la circondano, ed è proprio in questa corrispondenza che il libro assume un valore domestico e comunitario insieme, divenendo parte integrante della memoria viva dei portoferraiesi.
La testimonianza - Un libro così concepito, ricco di dettagli e costruito con una cura che unisce rigore metodologico e delicatezza emotiva, può essere considerato una vera rievocazione epocale. Non solo colma un vuoto nella ricostruzione della città, ma consegna alle generazioni che verranno una testimonianza unica: una sorta di impronta fotografica che, come una voce silenziosa, accompagnerà la nuova Portoferraio nei secoli.
Alberto Zei






