Dopo il trattato di Londra del 1557 l’Elba si trova divisa in tre territori appartenenti ad altrettanti stati.
Nel 1712 l’isola, divisa in tre stati ciascuno con propri possedimenti, così la descrive Vincenzo Coresi del Bruno:
“Divisione dell’Elba nel presente anno 1712
A Cosimo Terzo Gran Duca di Toscana fino nell’anno 1712
.La Real Città di Portoferraio
.La Real Fortezza del Volterraio
.Il Real Forte di San Gio. Batta.
Al Re di Spagna
.Le Real Piazza di Longone
.Il Forte Focardo
Alla Principessa di Piombino
.La terra di Rio
.La terra di Capoliveri
.La terra di Marciana
.Il castello di San Piero
.Il Castello di Poggio
(Cfr pg 79 di “Zibaldone di Memorie“ Vincenzo Coresi del Bruno. Manoscritto 1729, dattiloscritto conservato nella biblioteca comunale di Portoferraio copia dell’originale conservato nella biblioteca marucelliana di Firenze) - Foto di copertina
Solo la ”Real città di Portoferraio” e la “Real Piazza di Longone” sono presidiate da forza armata importante per qualità ed entità di armamento. A questa ultima, la Real piazza di Longone, il governatore di Portoferraio dedica nel suo manoscritto “Zibaldone di memorie” due interi capitoli dal titolo “Copia dell’inventario delle munizioni di guerra nella Real Piazza di Longone nell’anno 1709. Munizioni di guerra” e “Distribuzione dell’artiglieria sopra ciascheduna batteria di Longone nell’anno 1709”.
(Cfr pg 115 e 125 del manoscritto “Ziabldone di memorie”. Idem come sopra)
Una veduta di Longone nella prima metà del settecento evidenzia la situazione del presidio armato ivi presente e sopra accennato: una possente cinta muraria difende e circonda le abitazioni. La popolazione non deve essere poca se Coresi del Bruno scrive nel suo manoscritto che a Longone sono presenti 15 sacerdoti regolari.

Le altre terre sono costituite da paesi–castello come è bene evidente per il “castello di Poggio” ricostruito da Paolo Ferruzzi o per la “terra di Capoliveri“ come si vede nel disegno del Sarri: cinte murarie a difesa di abitazioni ma con poca gente che vi abita.

Coresi del Bruno afferma che nel 1739 vi sono numero 883 anime nella terra di Capoliveri e nel castello di Poggio le anime sono, nello stesso anno, numero 342.

A partire dal seicento due presidi armati sono dunque presenti :uno a Portoferraio e l’altro a Longone.
Per ciascuno di essi vigono ordini di giustizia militare alla cui disciplina ogni soldato è soggetto.
Per il presidio armato della Real città di Portoferraio esistono nel seicento precisi e severi ordini militari che indicano come comportarsi davanti ad atto di diserzione.
Sono sette articoli che si trovano nel manoscritto “Zibaldone di Memorie” di Vincenzo Coresi del Bruno.
Qui di seguito sotto integralmente trascritti:
“ORDINI DI GIUSTIZIA MILITARI da osservarsi dalle soldatesche del Serenissimo Granduca di Toscana 1643
TITOLO IV DEI SOLDATI FUGGITIVI E VAGABONDI
Articolo I
Qualunque sarà trovato che si ribellasse o fuggisse o ritirasse coi nemici o sia per capriccio di passare da un campo all’altro o per disgusti che abbia avuti nel Campo donde si parte o sia nell’atto del fuggire e passare nel Campo Nemico e doppo che vi sarà stato, incorrerà in pena della vita.
Articolo II
Qualunque preso da nemici non se ne torni ai suoi, potendo scappare, sia tenuto come fuggitivo, benché fosse stato forzato a giurare di non si partire, perché tal giuramento forzato, contro il primo giuramento non tiene.
Articolo III
Partendosi alcun soldato dalla sua Insegna né la difendendo con tutto il suo potere sino sia tornata in salvo, incorra in pena della vita, anzi dico incorra in pena capitale e nella fuga può essere ammazzato da ciascuno impune.
Articolo IV
Se i comandanti e soldati ordinari unitamente abbandonassero l’insegna come sopra ,la pena dei Comandanti sia sempre la morte,e dei soldati sempre il decimo cavato a sorte e gli altri siano gastigati ad arbitrio.
Articolo V
Qualunque rompe le prigioni anco che poi non si fugga e chi somministra arme ai carcerati e strumenti per rompere, incorre in pena della vita.
Articolo VI
Chi aveva licenza per certo determinato tempo e non ritorna nel tempo previsto si reputa per vagabondo tornato poi deve giustificare le giuste cagioni della sua dimora, altrimenti deve essere castigato ad arbitrio.
Articolo VII
Nessuna persona oziosa e vagabonda possa stare nell’Armata mentre non sia servitore di soldato o di persona ben conosciuta o che non sappi che negozio abbi all’Armata, pena l’arbitrio sino alla morte inclusive, secondo i sospetti che vi saranno del suo trattamento”.
(Cfr pg 291 di “Zibaldone di Memorie “ Vincenzo Coresi del Bruno. Manoscritto 1729,dattiloscritto conservato nella biblioteca comunale di Portoferraio copia dell’originale conservato nella biblioteca marucelliana di Firenze)
Nonostante le severe disposizioni previste per la diserzione fino alla pena di morte, molti sono i soldati che fuggono disertando dal governo dello stato dei presìdi, rifugiandosi nel territorio di giurisdizione del governo toscano e viceversa.
Marcello Camici
Foto di copertina - Carta geopolitica dell’arcipelago toscano e prospiciente costa tirrenica nella prima metà del settecento.
Rosa: granducato di Toscana. Verde: principato di Piombino. Blu: stato dei presìdi.
Foto 2 - Veduta della Real Piazza di Longone . Disegno matita nera.
Antonio Sarri (1662-1732) ingegnere di Portoferraio e primo capitano del presidio di Porta di Mare.
”Isola dell’Elba suo territorio con tutto quello che in essa si ritrova, di abitazioni, fortezze, castelli, terre, miniere, pietre, marmi, boschi e animali attentamente osservate dal Capitano Antonio Sarri dedicate al merito sublime dell’’Illustrissimo Signore Signore Padrone Collendissimo” Manoscritto Antonio Sarri, Archivio segreto vaticano.
Foto 3 - Castello di Poggio sec XVI-XVII. Ricostruzione grafica Paolo Ferruzzi.
Foto 4 - Veduta di Capoliveri. Disegno matita nera.
Antonio Sarri (1662-1732) ingegnere di Portoferraio e primo capitano del presidio di Porta di Mare.
”Isola dell’Elba suo territorio con tutto quello che in essa si ritrova,di abitazioni, fortezze, castelli, terre, miniere, pietre, marmi, boschi e animali attentamente osservate dal Capitano Antonio Sarri dedicate al merito sublime dell’’Illustrissimo Signore Signore Padrone Collendissimo” Manoscritto Antonio Sarri, Archivio segreto vaticano.






