Eccoci, prima del SS. Natale 2025, all’uscita dell’ennesima fatica letteraria di Danilo Alessi interamente dedicata al poeta e scrittore elbano Giulio Caprilli, nato a Portoferraio nel novembre del 1928 e prematuramente scomparso, a causa di una grave malattia, a Firenze nel luglio del 1960.
Titolo: “Il Poeta e la Repubblica dell’Arcipelago. Le storie dimenticate di Giulio Caprilli al tempo della ‘pasionaria’ Libertaria”.
«Chi fosse Giulio Caprilli, scrittore, saggista, ma soprattutto poeta, scomparso a soli trentadue anni, pochi elbani lo sanno.
Eppure meriterebbe più attenzione e conoscenza per quel che ha scritto e per il valore della sua opera letteraria, per l’ampio respiro che la distingue, per il travaglio spirituale che l’ha partorita, per il coraggio e la libertà che la nutrono, come la definisce Manrico Murzi, il poeta giramondo, nella prefazione al saggio “Questo mare non finirà di urlare” a lui dedicato e dal quale ho tratto gran parte di quanto andrò a scrivere più avanti.
“Mi piace essere nato in un’isola”, diceva Giulio, e che mio padre sia anche lui un isolano. Mi ubriacavo di sole e di aria, che veniva dalla Capraia e mi entrava nei capelli, in bocca, nelle pieghe del vestito e mi gonfiava facendomi leggero come una mongolfiera. E senza tener conto che ero tanto leggero di mio e che nei giorni di vera buriana tirrena io potevo stare attaccato alla terra solo per amore e dedizione e non per legge di gravità, come tutte le altre cose dell’isola. Non per niente mi dicevano “Mettiti dei sassi in tasca sennò voli sulle nuvole”.
Io, sulle nuvole, era come se ci stessi di casa. Lassù era il mio quartiere.
Questo libro non sarebbe stato possibile senza la piena disponibilità e la indispensabile collaborazione di Manrico Murzi, autore del saggio “Questo mare non finirà di urlare”, dal quale, con ampia liberatoria, sono state tratte le poesie e gran parte della documentazione relativa agli scritti di Giulio Caprilli.
Criteri da me utilizzati nella trascrizione della prosa e delle poesie di Giulio Caprilli
La successione in breve dei testi, l’ambientazione e la contestualità in cui si collocano, la titolazione che li distingue e le considerazioni personali che li accompagnano, sono il frutto di una mia scelta arbitraria in cui ho cercato di seguire e fare emergere tre filoni conduttori essenziali: il valore della sua opera poetica e letteraria, la sua immaginaria e unitaria visione dell’Arcipelago e la sofferta vicenda politica vissuta nei primi anni del dopoguerra nel rapporto con il Pci e con il territorio della sua isola.
E tutto questo riportando alla luce personaggi, luoghi ed episodi di un tempo ormai sbiadito, se non del tutto dimenticato, ma che ha segnato momenti importanti e significativi nella storia degli abitanti dell’Elba e dell’Arcipelago e nel vissuto del Poeta. Al quale credo che da parte di ciascuno di noi, amanti delle tradizioni e della cultura di queste isole, debba essere reso il merito che, colpevolmente, fin qui non gli è stato dato, né riconosciuto. Ed è questa la ragione essenziale che mi ha spinto a scrivere questo libro». (Danilo Alessi)






