È incredibile come questo 2025 di merda si stia accanendo contro le belle persone. Adesso ha preso a tradimento anche Piero.
Mi mancheranno i suoi inconfondibili scoppi di risa, che risuonavano in vie e piazze di Capoliveri, e mi facevano pensare che lui era lì, pronto e disponibile per tutti.
Piero era un altoatesino atipico, che, mi diceva, non sentiva alcuna nostalgia per i suoi luoghi natali. Era all'Elba che sentiva la sua vera natura, e non mancava occasione di sottolinearne la bellezza ai suoi amici passati.
Ha sempre avuto lo spettacolo, soprattutto la musica, nel sangue, ottimo presentatore di concerti, prima nella sua creatura, lo Sugar Reef, e poi in quella bella ma effimera esperienza della Maggyart. In quest'ultima mi diceva che si era dovuto un po' reinventarsi, dovendo introdurre anche spettacoli di musica classica e lirica, di altissimo livello. Assistette anche con viva passione, che non mancava di mostrarmi, al restauro del pregevole organo settecentesco della Madonna delle Grazie.
Le prime volte che ci siamo incrociati sono state una trentina di anni fa, quando intorno alle 6 delle mattine estive ci trovavamo spesso in via Pietro Gori, entrambi in coma, lui per la nottata bianca passata allo Sugar Reef, e io per la levataccia d'inizio lavoro. Ma trovavamo comunque quei cinque minuti per un cazzeggio.
Per un certo periodo diventò quasi un rito laico la mezz'ora a gustarci il caffè nel bar, oggi non più esistente, di Alberto, in via Gori, dove si discuteva con tutti gli avventori dei più disparati argomenti. Con Alberto che, quando ci contendevamo il conto da pagare, spesso tagliava corto e ci offriva tutto. E quando tentavamo una rimostranza, ci fulminava in marcato accento genovese: Ma non mi rompete i coglioni!
Piero stava sempre allo scherzo e alla battuta. Mi ricordo che una sera, prima di un concerto di Bruno Canino (non so se mi spiego, uno dei più grandi pianisti, al Flamingo di Capoliveri, in un concerto gratis), avvenne questo scambio di battute, tra il compassato pubblico che ci guardava stranito. Io: Scusi, è qui il concerto dei Guns n' Roses? Piero: No, qui è il concerto dei Metallica. I Roses sono alla Vantina. Io: Allora vado, perché ho un duetto alla chitarra con Slash! Piero: Guardi che però si perde il mio duetto con B. B. King! Mi ricordo che alcuni ci guardavamo trasecolati come se fossimo scappati da un manicomio.
O come quella volta in cui io, imitando (malissimo) Vasco Rossi, artista che lui detestava, lo invitavo a cantare (credo) Fegato spappolato. O le discussioni di musica. Per esempio: È stato più grande Prince (opinione di Piero) o Michael Jackson (opinione mia)? (Riconosco comunque anche la grandezza di Prince, mentre Piero detestava anche MJ).
In campo sportivo invece non avevamo molto in comune, lui amando la formula uno. Ma anche in quel caso mi divertivo a provocarlo, facendo l'ultrà di Verstappen (altro da lui detestato). Chi ha vinto il gp domenica? gli chiedevo perfidamente dopo l'ennesima vittoria dell'olandese. E lui: Nessuno, l'hanno sospeso!
Comunque, non c'è mai stata una chiacchierata con lui che non finisse con una bella risata. Quella che adesso non ci sarà più dato sentire.
Ciao Piero, penso che con la morte finisca tutto. Ma immagina che bello se un giorno, da qualche parte, ci ritroveremo a sentire performance live di Janis Joplin, Jimi Hendrix e Robert Johnson.
Andrea Galassi