A notte fonda, quando sentivo il cicalino della notifica, sapevo già che eri tu a chiamarmi, perché avevamo gli stessi orari: io per scrivere, tu per leggere montagne di libri, col favore del silenzio della notte.
Non ti rassegnavi al fatto che ormai da anni non reggessi i tuoi ritmi, non ce la facessi più, e spesso sulle prime righe che mi inviavi c'era scritto: "dammi due titoli boni..." e io ti rispondevo a presa di culo: ".. si l'ultimi due che ha letto, Pinocchio e il Libro Cuore" e ti immaginavo ridacchiante dietro lo schermo.
Ancora devo realizzare che te ne sei andato Giordano, ripenso alle ore (notturne pure quelle) sulle sedie del Bar Roma a chiacchierare di politica, a prendere (bonariamente ma non troppo) per il culo i maggiorenti più scarsi e risibili.
Ricordo le cene in quell'affollato buco di casa di Via Elbano Gasperi, ricordo il rapporto speciale che avevi con Patrizia, che ti trattava con la stessa dedizione che riservava ai suoi ragazzi a scuola, "Papi" che appena saputo di essere incinta mi chiese "Vabbé lo chiamiamo Giordano?". Ma non andò a buon fine perché nacque una Caterina.
Perdonami Giordano, ma quando se ne va qualcuno al quale voglio veramente bene, perdo la professionalità, non riesco ad articolare per scritto una narrazione lineare, mi viene sempre un cacciucco indistinto di ricordi.
Però spero che questa zuppa profumi di sincerità di amicizia di stima intellettuale, politica, umana.
Sergio






