Negli ultimi anni Portoferraio sta vivendo un livello di degrado che non può più essere ignorato. Le cause sono molteplici, ma è evidente che una parte significativa deriva dall’inciviltà di alcuni cittadini. Quando mancano educazione, senso civico e rispetto degli spazi comuni, è inevitabile che la città ne paghi le conseguenze. E in questi casi è doveroso che l’amministrazione intervenga con fermezza.
Nonostante i cambi di guida, non abbiamo ancora visto quel cambio di passo che Portoferraio attende da tempo. Rifiuti abbandonati ovunque, deiezioni canine non raccolte, episodi di degrado e risse sempre più frequenti: questo scenario non è più tollerabile.
A tutto ciò si aggiunge un altro aspetto gravissimo: la crisi del tessuto commerciale. Molte attività hanno chiuso, altre non sono state rilevate, e numerosi fondi restano tristemente sfitti. E allora la domanda sorge spontanea: nessuno sa più fare impresa o Portoferraio sta attraversando una difficoltà così profonda da impedire ogni forma di iniziativa?
Probabilmente entrambe le cose hanno un peso, ma ignorare il problema significa aggravarlo.
Le responsabilità, ancora una volta, sono condivise. L’amministrazione deve creare le condizioni per far vivere e rivivere il commercio, perché una città con negozi chiusi è una città più fragile, più buia, meno sicura. Al tempo stesso, il cittadino deve comprendere che l’economia locale è un ecosistema delicato:
un euro speso su internet è un euro sottratto al territorio.
Meno acquisti nei negozi significa meno lavoro, meno servizi, meno vita nelle strade. E una luce accesa in un’attività commerciale non è solo economia: è sicurezza, presidio, comunità.
Per questo chiediamo all’amministrazione di intervenire con azioni forti, chiare e immediate, sia sul fronte del degrado urbano sia su quello del rilancio commerciale. Tra le misure urgenti riteniamo indispensabile l’installazione di telecamere di sorveglianza nelle aree più critiche, così da scoraggiare l’inciviltà e aumentare il controllo del territorio.
C.A.






