“Nel nome del Dio dell’arcobaleno” con queste parole ha esordito il capitano della nazionale iraniana nella conferenza stampa prima della partita Iran Vs Inghilterra. Ha detto che i calciatori sono al fianco delle donne e della gente che con grandissimo coraggio scende in piazza a manifestare a rischio della propria vita da oltre due mesi.
Sono le stesse parole usate dal bambino di 9 anni ucciso dalla spietata e feroce repressione degli Ayatollah. Pare che la partecipazione del Team Melli – così viene chiamata la nazionale di calcio dell’Iran – ai Mondiali in Qatar si è trasformata in un autogol per il regime degli Ayatollah, stretto partner dell’emirato in cui condivide il più grande giacimento di gas al mondo.
Il capitano ha affermato che in caso di censurata o altro al loro ritorno a casa: “Sarebbe un piccolo prezzo da pagare rispetto all’immenso coraggio delle donne iraniane”. Già nel settembre scorso hanno dimostrato che sono con i manifestati quando sono scesi in campo con un giaccone nero, senza cantare l’inno nazionale iraniano per l’amichevole con il Senegal.
Ognuno di noi deve esprimere solidarietà ed essere al fianco delle donne e degli uomini iraniani che stanno manifestando facendo sentire la loro voce, il loro dolore: “Donne, vita e libertà” nelle principali città del Paese verso il regime teocratico, decadente, repressivo, sanguinario degli Ayatollah.
Le proteste e una sanguinosa reazione autoritaria sconvolgono l’Iran. Obbligo di tutti ma in particolare delle democrazie è quello di chiedere il rispetto della libertà di parola, del dissenso, del processo democratico e non tollerare violenze verso chi manifesta.
Va detto che spetta agli iraniani prendere decisioni su chi saranno i loro leader. L’Occidente, spesso, per ragioni di “realtà” politica ha preferito voltare la faccia altrove, ora pare evidente che questa posizione sull’Iran era sbagliata. Ogni volta che vediamo un lampo, un barlume di speranza, di persone che desiderano la libertà, dobbiamo farlo notare.
Dobbiamo puntare i riflettori. Dobbiamo esprimere la nostra solidarietà, fare sentire che siamo con loro. Siamo rimasti – sbalorditi – dalla forza, dal coraggio e dalla reazione delle donne in Iran alla morte di Masha Amini, la 22enne uccisa dalla polizia morale di Teheran, che ha scatenato la rivolta e ha risvegliato qualcosa che non possa venire placato in molto, molto tempo.
Le democrazie sembrano credere che il peso delle sole parole – supportato dalle sanzioni – possa fare cadere il regime teocratico iraniano. Le cose sono molto più complicate. Nessuno può sapere come andrà a finire. Alla fine, spetta al popolo iraniano decidere.
Tuttavia l’Occidente può fare poco se non appoggiare e riconoscere quel lampo di speranza di persone che desiderano la libertà.
Enzo Sossi