Esiste davvero. E' quell'insieme di ingredienti che coinvolgono sensi ed anima. Si respira, si vede, si tocca. Un particolare profumo dell'aria, un angolino caratteristico che resti scolpito nella memoria, uno scorcio di paesaggio, un muro a secco proprio lì, un negozietto.
La natura pone le proprie preziose basi, ma le persone, nel tempo, aggiungono ed affinano i giusti ingredienti, per arrivare ad un quadro unico, di identità storica e paesaggistica, che non si può costruire, né ricostruire, all'improvviso e velocemente.
Ma lo si può perdere, all'improvviso e velocemente, per ritrovarsi un paese insapore e privo di propria personalità e di riconoscibilità, come è già accaduto, e tuttora continua ad accadere, in tanti borghi e piccoli paesi italiani che abbiano abdicato alle proprie preziose tipicità non sapendo valutarne valore e potenzialità, persino in termini di fidelizzazione turistica convinta e ripagante.
Anche l'elbana Marciana Marina non sembra voler evitare questo rischio.
La natura è stata molto generosa nel lasciare in dote a questo paese un arco costiero di immediato fascino e di calore paesaggistico, disseminato di tamerici e, fino a non molto tempo fa, di numerosi muri a secco che delimitavano i vigneti a mare; un arco tutto racchiuso tra la cinquecentesca Torre degli Appiani, diventata il simbolo del paese, ed il pittoresco Borgo del Cotone, con il suo scoglio granodioritico, anch'essi tipicità del paese, e con il piccolo scalo che ospitava i “guzzi” dei pescatori.
Un paese che, sempre fino a non molto tempo fa, raccontava storie di vita, di lavori, di famiglie, di tradizioni, di mare, di lampare e zaccarene, con tale evidenza da trasmettere il tutto, con forza, a chiunque lo visitasse, per restarne, poi, innamorato.
Vero, non avrebbe senso attendersi e pretendere che, con il passar del tempo, tutto potesse restare fedele ad una fotografia sempre uguale e se stessa; ma ha ancora meno senso trascurare od annacquare il sapore del paese tradendo molto di ciò che aveva contribuito a costruire la “personalità” di Marciana Marina.
Sembra, poi, che anche le Amministrazioni comunali succedutesi in questi ultimi tempi non si siano volute accorgere di questo lento, e perciò subdolo, processo di degrado, verso il quale proprio quelle Amministrazioni sono state, e sono, attori responsabili, non spettatori impotenti ed innocenti.
In realtà interventi e realizzazioni non sono mancati, con utilizzo di non pochi fondi pubblici: tutti, al di là della singola eventuale validità, con la comune caratteristica di interventi a pioggia, senza alcuna congruità estetica, paesaggistica e di scopo, ma, soprattutto, senza la possibilità di giustificare la loro esistenza in un ordinato e coerente piano progettuale di interesse strategico per il paese, ad economia quasi totalmente fondata sul turismo.
Ecco. Dall'ecomostro portuale, ai lampioni intelligenti istupiditisi nel tempo, al pettine luminoso che dall'esterno della muretta lungomare avrebbe dovuto suggerire l'identificazione, o che, del paese; dalla selvaggia distesa di pedane commerciali sul lungomare nel rispetto (o non-rispetto) di non si sa quale regolamento urbanistico o sua variante od altro regolamento eventualmente vigente; al povero “cappello” in lamierino dei pali di illuminazione stradale (una piccola ma significativa trasandatezza), alla cosiddetta riqualificazione della Soda (nel frattempo diventato il più raffinato parcheggio del paese); ai singolari permessi, od anche alla passiva presa d'atto, associati alle realizzazioni che hanno causato la deturpazione del borghetto del Cotone od all'imbrattamento di facciate del centro storico con scritte e grafiche pubblicitarie; alla triste trascuratezza di quella che a buon diritto potrebbe essere considerato uno dei più bei belvedere dell'Isola d'Elba, Piazza della Vittoria, ridotta a parcheggio, ancor più intristita da una tristissima palma (anche questa una piccola ma significativa trasandatezza); alla demolizione o alla irriverente intonacatura di muri in pietra del lungomare o del centro storico; alla prima immagine che il paese propone di sé con la visione di un manto stradale a toppe di vario tipo; allo stato delle sue poche spiagge.
Ed altre tantissime grandi o piccole cose, disattenzioni, trascuratezze, comportamenti, che, nel loro insieme, concorrono ad un danno generale ben maggiore di quello particolare, nel silenzio più assoluto dei più, diffusi mugugni e borbottii a parte.
E' una situazione che, ormai, dovrebbe annotare anche un ruolo ed un contributo ben più impegnato e presente delle Associazioni culturali e paesaggistiche elbane.
La bellezza dovrebbe essere un diritto, ma, purtroppo, al brutto ci si abitua. E' questo il rischio.
Paolo Di Pirro






