Nel versante orientale dell'Isola d'Elba, esiste, circondata dalla macchia mediterranea, una ridente spiaggia, denominata “Le Fornacelle”, con tipica sabbia nera originata dalla millenaria presenza di forni fusori della prima età del ferro e immortalata in una foto degli anni '70 di Berlinguer, che vi soggiornava, con Napolitano bagnanti.
Ebbene, questa spiaggia, frequentata da generazioni di cittadini, è oggi al centro di una vertenza che li vede contro la proprietà delle aree di retro spiaggia, che vuole limitarne l'accesso.
Ma andiamo per ordine: le aree di cui si tratta, venivano in buona parte utilizzate da una religiosa, che ne era anche la proprietaria, per attività di ospitalità a favore di giovani colonie.
Questa attività si era cosi sviluppata da indurre suor Mori, questo il suo nome, ad ampliare la ricettività con nuovi fabbricati, privi spesso delle necessarie autorizzazioni urbanistiche in una zona vincolata e dal 1996 ricompresa nel PNAT Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Si contano oltre 30 abusi successivamente posti a condono, in parte condonati, demoliti e condonati, ma con una richiesta in corso di provvedimenti di autotutela per la loro revoca.
Alla morte di suor Mori la proprietà è stata devoluta alla sua Congregazione, per essere subito, vista la complessa situazione, messa sul mercato e compromessa dalla famiglia Mori, parenti della defunta, che hanno immediatamente pensato ad un progetto di valorizzazione di tipo turistico residenziale.
E qui nascono le frizioni con i vicini e anche con la Comunità locale, perché la strada carrabile di accesso, esistente da almeno 50 anni è realizzata sulle proprietà dei frontisti e nell'ultimo tratto dei Mori in particolare, senza che ne sia mai stato, come spesso accade, istituzionalizzato lo status.
La strada oggetto del contendere è tuttavia rappresentata nei vari piani strutturali del Comune di Rio Marina da almeno 20 anni come invariante strutturale che in termini urbanistici significa “aspetti del territorio che, pur potendo subire modifiche, non devono essere alterati in modo da comprometterne l’identità”, in altri termini, ogni modifica deve seguire lo stesso iter del Piano Strutturale.
Questo dal lato della pianificazione urbanistica, che lo prevede in mappa, fermo restando l’esistenza dei diritti soggettivi sottostanti, la cui qualificazione giuridica è data dall’uso che ne viene fatto e dall’esistenza di situazioni di fatto che ne attenuano l’esercizio.
Sotto questo profilo non può essere disconosciuto che la carrabile di accesso alla spiaggia costituisce una strada vicinale ad uso pubblico, intendendosi per questa “una strada privata che, pur mantenendo la sua natura privata, è soggetta ad un diritto ad uso pubblico da parte della collettività” con la precisazione che l’utilizzo pubblico della strada è configurato come una servitù che grava sul fondo privato.
Nella sua opera di messa in sicurezza dell’area compromessa in vista della realizzazione dell’insediamento in progetto, il promittente acquirente è quindi intervenuto sul piccolo rivolo che delimita la sua proprietà ma anche la strada, determinandone il collasso e quindi la carrabilità. La giustificazione data è costituita dalla riappropriazione del suo diritto e che le auto che vi transitavano finivano per posteggiare sulla spiaggia, notoriamente vietata a questo uso, abilmente convalidato da parere dell’Autorità Marittima.
All’esecuzione del progetto davano assenso distrattamente, senza considerarne le conseguenze, tutti gli organi vigilanti sul territorio, a partire dal Genio Civile, per la regimazione delle acque, dai Carabinieri Forestali, per l’espianto degli alberi, dal PNAT, per la compatibilità paesaggistica tutelata e già compromessa dai numerosi abusi, dal Comune di Rio per l’autorizzazione complessiva.
In forza delle autorizzazioni ottenute, la proprietà, previa CILA inviata il giorno precedente e quindi non ancora protocollata dal Comune, dava inizio domenica 6.10.2024 ai lavori di smantellamento dell’ultimo tratto di strada, rendendone impossibile la carrabilità fino alla spiaggia e l’accesso stesso all’albergo – ristorante di un confinante.
Cerchiamo di comprendere bene la circostanza, a questa iniziativa, ricevuti tutti i bolli previsti, si da il via amministrativo senza considerare l’uso pubblico della strada ed in particolare l’accesso alla spiaggia e alle altre proprietà private esistenti.
All’esecuzione dei lavori, seguita dalle proteste della Comunità, riunitasi in comitato, si opponeva, ahimè tardivamente, il Comune di Rio, che avrebbe dovuto fornire precise e non equivoche prescrizioni di salvaguardia, con due mezzi di tutela: un’ordinanza di fermo lavori e di rimessa in pristino, subito opposta al TAR dalla proprietà e un’azione possessoria di riconoscimento dello status giuridico della strada, di cui l’ente reclamava il possesso uti cives.
Che l’Ente, oltre che i cittadini che l’usavano da sempre, intendesse la strada di uso pubblico è dimostrato anche da un accordo stipulato nel 2008 con la proprietà confinante con il quale la stessa, nel quadro del piano di recupero di un vecchio fabbricato per adibirlo a bar ristorante, cedeva al Comune una piccola porzione di terreno costituito dal tratto finale della strada.
Con questo atto il Comune non aveva fatto altro che dare forza alla sua intenzione di rendere pubblica, sia pure per asservimento, la strada di accesso alla spiaggia, senza alcuna eccezione o reclamo nel tempo, fino all’esecuzione delle opere.
L’azione possessoria veniva tuttavia rigettata dal G.O. per perdita dell’oggetto del contendere, dato che con l’intervento del 6.10.2024, la strada, almeno nel suo tratto finale non esisteva più, senza tuttavia che da parte dei legali del comune fosse eccepito che l’intervento del convenuto aveva determinato la perdita di una porzione di strada e non di tutta.
Il Comune proponeva quindi appello alla sentenza, preannunciando di voler ripresentare le proprie istanze non in forma cautelativa, ma di sostanziale riconoscimento dell’intervenuta usucapione.
Che nelle intenzioni, almeno storiche, dell’Ente l’uso della strada fosse pubblico è dimostrato non sono dal suo riconoscimento nel piani strutturali presenti e passati, ma anche dall’uso della spiaggia destinata ad essere parzialmente concessionata a terzi, come punto azzurro, cioè piccolo stabilimento balneare.
Alle intenzioni storiche del Comune di tutelare lo status della strada, non ha purtroppo corrisposto fin dall’inizio della vicenda, la sua attuale azione amministrativa, primo perché il primo cittadino ha sempre affermato che trattavasi di vertenza fra privati, come se l’interruzione di una via ad uso pubblico per l’accesso ad una pubblica spiaggia fosse una faccenda privata...Secondo perché non ha dato seguito alla propria ordinanza di rimessa in pristino, opposta ma non sospesa, immediatamente esecutiva, decidendo di attendere la sentenza di merito ed i suoi tempi.
La situazione di stallo che si è determinata è paradossale, perché la non carrabilità non permette l’accesso non solo ai frequentatori, ma anche ai mezzi di servizio, ai mezzi di soccorso e quant’altro, oltre che l’accesso alle proprietà personali e la chiusura dell’attività ricettiva esistente e la rovina economica di una famiglia presente da due generazioni.
La spiaggia è divenuta così infrequentabile da parte della moltitudine delle persone, avviandola ad un uso privato per pochi frequentatori e dei Mori, in particolare, che lasciano scorrazzare indisturbati i propri cani.
Il risultato è stato quindi quello della pedonalizzazione dell’accesso disposto dal Comune per intervenuta mancanza di carrabilità, favorendo quindi il disegno della proprietà di privatizzare di fatto la spiaggia al servizio delle proprie future attività e con grave danno per la Collettività.
La situazione attuale è quindi, illogicamente, quella di una spiaggia deserta, abbandonata, nonostante la sua bellezza e la sua storia, situazione alla quale i cittadini in tutti i modi hanno cercato di sensibilizzare gli enti preposti, i quali si sono dimostrati fino ad oggi insensibili alle richieste e chiusi nel loro sterile burocratismo, fatto di carte e non di sostanza.
Renzo Galli
Ex Sindaco di Rio Marina
Nella foto la spiaggia delle Fornacelle vuota alle ore 18 di lunedi 14 luglio






