Donald Trump tra un giro in due dei suoi campi da golf scozzesi a bordo di una flotta di golf cart - con grande disappunto degli abitanti locali che preferiscono passeggiare dove è nato questo sport - ha offerto un paio di udienze di alto profilo.
La più alta funzionaria europea Ursula von der Leyen, si è presentata da il "Re di Scozia" - venendo subito derubata da un accordo commerciale iniquo per noi europei, senza possibilità di trattare ed essere considerati vassalli.
Poi è arrivato Keir Starner, tra il suono delle cornamuse. È stato straordinario vedere il Primo ministro britannico non come padrone di casa, ma come ospite, in un angolo del suo Regno Unito.
Starner e von der Leyen sono ormai abituati alla genuflessione necessaria per impedire a Trump di fare a pezzi l'alleanza transatlantica.
Il viaggio di Trump in Scozia è degno di nota per ben più delle sue umiliazioni rituali. Sembra presagire un vero e proprio cambiamento di politica estera su due crisi globali: Gaza e Ucraina.
Trump ha ignorato l'affermazione del Primo ministro Benjamin Netanyahu secondo cui a Gaza non vi è la fame dopo mesi di bombardamenti israeliani e di blocco degli aiuti umanitari. È possibile che l'impegno di Trump rappresenti un possibile cambiamento e potrebbe portarlo a indebolire Netanyahu, un leader che ha ripetutamente respinto le pressioni internazionali. Il Presidente Trump con acuto senso politico potrebbe anche avere calcolato che la crescente indignazione verso Israele avrebbe potuto essere indicato come chi ha condiviso la colpa dell'orrore della carestia.
Un'altra prova delle intenzioni di Trump sarà l'Ucraina.
In Scozia il Presidente degli Stati Uniti ha espresso la crescente frustrazione per il rifiuto del leader russo Vladimir Putin di accettare le sue generose proposte per un accordo di pace in Ucraina, affermando che avrebbe dato al suo ex amico 10 giorni per sedersi al tavolo delle trattative, altrimenti dovrebbe affrontare delle punizioni. Se Trump passasse davvero dal compiacere Putin alla punizione, potrebbe danneggiare la Russia, soprattutto con sanzioni secondarie ai paesi che finanziano la guerra essendo le esportazioni di petrolio e gas di Mosca importate direttamente da potenze come India e Cina, rischiando una ricaduta economica globale.
Probabilmente vanificherebbe anche i suoi sforzi per concludere un accordo commerciale cruciale con Pechino.
Tuttavia, è davvero pronto a rischiare tutto questo per l'Ucraina, una nazione che, a suo avviso, ha già ricevuto fin troppo aiuto dagli Stati Uniti?
Enzo Sossi






