Mi richiamo ad un bel gesto del fare, oggi un po’ desueto dato l’impiego di T-shirt, specie nel periodo estivo.
Quello che è successo a Portoferraio, purtroppo, non è più un caso isolato. Il cambiamento climatico ormai genera le cosiddette “bombe d’acqua” sempre più ravvicinate. Non rara è una pioggia che riversa, ad esempio, 80 mm di acqua in un’ora. La scienza può stimarne l’effetto sul territorio e la tecnica può porre rimedio a tale evento; basta volerlo.
Nel caso specifico di Portoferraio, ho letto che dove si sono verificati i maggiori allagamenti, esistevano antiche saline; terra, quindi, che era soggetta ad allagamenti voluti per ottenere il prezioso elemento ( a volte dato come “salario”) adatto alla conservazione degli alimenti oltre che ad altri vari usi.
Si può dedurre che non vi saranno, in tale luogo, pendenze atte a scolmare acque meteoriche di notevole portata. Sarebbe opportuno, quindi, un sistema di canalizzazioni afferenti ad un punto più basso da dove pomparle (tipo impianto di “sentina”).
La portata di tale impianto potrebbe essere stimata, parlo a palmi, moltiplicando l’area interessata in mq per 80 litri riversati, al mq, in un’ora. Questo di primo “acchito”.
Poi, perché non pensare a conservare parte di questa acqua per usi estivi in un’isola?
Mah! Saranno elucubrazioni notturne. Mi sembra, ormai, che la nostra Civiltà occidentale, e non solo, sia presa dagli effetti speciali, tempestata di pubblicità e tik-tok demenziali, invece di concentrarsi sui bisogni sociali dei cittadini.
Alla Spezia, dove risiedo, a Luglio scorso hanno cercato di rimediare al problema che ha afflitto Portoferraio in questo settembre ancora frequentato dai turisti.
La rete acque piovane del centro storico , più grande di quello del capoluogo isolano, è stata collegata ad un impianto di drenaggio dotato di adeguate pompe idrovore che scaricheranno in mare l’acqua meteorica.
I dettagli tecnici non li conosco, ma l’opera è stata completata, appunto, quest’estate in modo da non subire arresti per cause meteo.
Siamo, comunque, in un Paese dove io per anni, all’Elba, ho dovuto combattere per un acquedotto che si rompeva ogni due settimane nel periodo estivo nel quale risiedo all’isola. Ho assistito ad innumerevoli riparazioni precarie che chissà quanto sono costate!
Intanto le spese gestione contatore e rete sono spesso la metà della bolletta. Questa è la realtà. Vogliamo cambiare le cose a dispetto di quanto diceva Leopardi sulla natura degli Italiani?
Diamo esempio per le generazioni future che crescono sempre più sfiduciate nel mondo d’oggi.
Giampaolo Zecchini






