Forse sarà una storia a lieto fine ma ancora la prognosi è riservata. La vicenda riguarda un esemplare di Tarabuso, un airone rarissimo tutelato dalla Direttiva Habitat come specie a priorità di conservazione perché in forte declino in tutta Europa. E’ stato rinvenuto stremato nei prati umidi del golf Acquabona da Margherita Capitani. La studentessa ha notato uno strano animale piumato accovacciato e ha pensato giustamente di avvisare qualcuno per tentare di aiutarlo. Ha risposto al suo appello Leonardo Forbicioni che ha compreso subito la necessità di portare in salvo l’individuo stremato dalla fatica della migrazione. Il magrissimo Tarabuso (Botaurus stellaris) deve aver viaggiato a lungo prima di atterrare nella pozza dove sperava di trovare una rana o qualche piccolo animaletto commestibile. Si è fatto prendere, difendendosi con qualche micidiale colpo di becco, ma è stato fortunato perché si è ritrovato in mani esperte. Forbicioni ha contattato Francesco Mezzatesta, per l’esperienza acquisita nel gestire il primo centro recupero di rapaci creato in Italia. Insieme hanno verificato le condizioni fisiche per una prima diagnosi. A quel punto si trattava di ricoverarlo per la notte e poi inviarlo al CRUMA di Livorno. Il Centro Recupero Uccelli Marini della LIPU opera da anni con tanti volontari per aiutare gli animali in difficoltà. Il Parco si è fatto carico del trasferimento e l’animale è giunto nel minor tempo possibile ai veterinari di Livorno. La terapia intensiva è iniziata subito e i bravi operatori della LIPU stanno facendo il possibile per rimettere l’animale in condizioni di continuare il suo viaggio e secondo Gianluca Bedini del CRUMA ci sono buone speranze.
Questo episodio getta luce sulle grandi difficoltà che gli uccelli sopportano per trasferirsi dal sito di nidificazione ai luoghi di svernamento. Volano senza posarsi e quando trovano un’isola provano ad atterrare per riprendere le forze. Spesso le zone umide scompaiono da un anno all’altro e il ricordo geografico, anche se ben memorizzato, diventa inutile. E’ importante mantenere le aree palustri, anche se malmesse e di piccole dimensioni, per il loro valore di luoghi di rifugio lungo le rotte di migrazioni. Nell’inverno 2010 e anche quest’anno un esemplare di Tarabuso era stato avvistato a Mola da Giorgio Paesani confermando il grande valore dell’area come rifugio per gli esemplari di questa specie.
Dopo la riabilitazione il Tarabuso verrà inanellato e liberato e così potrà raggiungere la sua destinazione con una targa alla zampa. Grazie a questi anelli con contrassegni numerici, anche a grande distanza dal luogo di rinvenimento e dopo diverso tempo, si potranno identificare gli individui. Dice Franca Zanichelli, direttore del Parco, “Attraverso l’inanellamento abbiamo imparato molte cose sugli spostamenti. I dati di cattura e poi di ritrovamento finiscono in un centro nazionale gestito da ISPRA che è collegato con tutti i centri europei. Molti uccelli che sembravano spacciati sono tornati normalmente alla loro vita e per questo è importante sostenere l’attività del CRUMA. Il Tarabuso trovato all’Elba forse puntava ad arrivare ad uno dei bei canneti che circondano le paludi costiere toscane o forse andava più a Nord, nel Delta del Po, o ancora voleva raggiungere le zone umide nell’Europa continentale. In Italia vive solo l’1% della popolazione europea e si presume che vi siano dalle 50 alle 70 coppie nidificanti. Per questo il suo salvataggio è stato davvero un fatto importante per la sopravvivenza della specie e chissà che un giorno o l’altro non ci arrivi la conferma del suo rientro a casa!”