L’alluvione di Portoferraio è piombata in un contesto nazionale focalizzato sulla vicenda del famigerato Al Masri e sulla reciproca criminalizzazione delle parti politiche fatta principalmente per scopi di potere.
Ma, a mio giudizio, non è “piombata” a sorpresa.
Ormai da ben più di un decennio assistiamo ad un cambiamento climatico che si manifesta con le cosiddette “bombe d’acqua”; si ricordi l’alluvione di Campo del 2011. Si assiste a precipitazioni violente che scaricano da 100 a 200 mm di pioggia in 2 – 3 ore, e, in barba a tutte le escogitazioni atte a diminuire la CO2 che provocano anche crisi industriali, tale comportamento ce lo porteremo avanti chissà quanti anni. La nostra vita è brevissima in confronto a quella della Natura!
Ora, non servono alti ingegni e formule matematiche di dotti universitari, per riflettere che 1 mm di pioggia su di 1 mq generano 1 litro d’acqua. Quindi con una semplice macchinetta calcolatrice od un cellulare, si può calcolare quanta acqua scende dal cielo in litri moltiplicando i mm di acqua per la superficie (in mq) interessata. Se tale superficie assorbe, ed in modo variabile durante la precipitazione, come per il terreno agricolo, si può stimare a portata dei fossi di un bacino imbrifero. Se tale acqua cade sul cemento, non vi è praticamente assorbimento.
Bisogna, in una cittadina predisporre macchine( pompe) e reti idrauliche ( fognature e canali scolmatori) atte a smaltire le portate conseguenti.
Sono rimasto meravigliato anche dalle parole del Sindaco di Portoferraio il quale ha detto che le pompe idrovore non sono entrate in funzione per mancanza di energia elettrica! Evitando la diatriba sulla veridicità di tale affermazione, che io non metto in dubbio, sono rimasto stupito perché il problema non doveva sussistere!
Le macchine addette ad una sicurezza devono avere una fonte di energia autonoma che nondeve mancare in caso di calamità! E’ per questa ragione, ad esempio, che in mare si è sempre preferito il diesel al motore a scoppio.
Elettricità ed acqua non vanno d’accordo!
Un’altra mia osservazione, in merito al fatto che il buon senso e la buona pratica consolidata, molte volte bastano a gestire opportunamente le cose, è quella che i nostri avi Romani (si fa per dire) non conoscevano la teoria di De Saint Venant, pilastro della Scienza delle costruzioni, ed hanno costruito opere conservate per millenni.
La civiltà contadina gestiva il territorio assai meglio di quello che stiamo facendo noi.
Scrivo da una città dove si è pensato di costruire un ponte con dei tiranti in cemento precompresso vicino al mare; poi, soloni di tecnici, con perizie copiaincolla, hanno fatto il resto. Auri sacra fames! Infatti il “copia-incolla”, sport molto diffuso, l’hanno fatto con il piano pandemico in occasione del covid.
Ho visto pulire i fossi buttando i residui dentro l’alveo del fosso stesso; ho visto e segnalato alle autorità
competenti, senza risposta, ad Agosto scorso all’Elba, fossi pieni di canne nell’alveo e sezioni di efflusso, sotto ponticelli, risibili rispetto alle portate eventuali da smaltire in casi estremi.
Ma servono “alzate di ingegno” per porre rimedio a tale stato di cose? Io penso di no. Serve, in gran parte, il “buon senso”, un po’ di matematica e TANTA OPEROSITA’ nel mantenere le vie di efflusso, nel non ostruire le vie
d’acqua con opere cementizie attratti dal guadagno con il turismo.
Ricordarsi delle opere pazienti e faticose della civiltà contadina che, certo avrà avuto vari lati negativi, ma
per la gestione del territorio no; era il loro mezzo dim sussistenza.
Giampaolo Zecchini