Dopo aver letto l’articolo sull’utilizzo dei chiusini per cinghiali di Yuri Tiberto, mi si è aperto un cassetto dei ricordi di oltre venti anni fa. Desidero raccontarlo per due motivi: il primo perché non è possibile che un cinghiale, all’improvviso, possa metter fine alla tua vita; il secondo, perché la distruzione degli habitat naturali e di quasi tutta la biodiversità vegetale dell’isola ha raggiunto livelli ormai insopportabili.
A cavallo degli anni duemila, abitavo sopra la provinciale tra Marciana Marina e Procchio in Loc. le Sprizze, e la vita quotidiana familiare era continuamente condizionata dalla presenza invasiva, devastante e pericolosa dei cinghiali tanto che una sera, esasperato da tale situazione, iniziai a mettere una radio accesa in giardino di notte (la cosa funzionò parzialmente).
Ma tutto cambiò quando contattai il parco per l’installazione di un chiusino per la cattura e tramite la Dott.ssa Giannini concordammo come intervenire.
Dopo poche settimane il chiusino era già operativo ed il mio impegno era solo quello di pasturare ogni sera e chiamare, qualora dentro al chiusino vi fossero stati dei cinghiali, per organizzarne il trasporto.
Per circa 4 anni ho collaborato con il Parco ed il numero di cinghiali presi è stato molto alto: quasi 200!!! Una notte ne rimasero dentro 16 contemporaneamente con annessa notte in bianco. Le catture avvenivano principalmente da aprile a settembre e ricordo le chiamate alla Cooperativa addetta al recupero dei cinghiali accompagnate da scherzose maledizioni riguardo la frequenza delle mie chiamate!
Venne anche un Ispettore del Parco a fare un sopralluogo per capire il motivo di queste catture così alte (in quegli anni all’Elba i chiusini attivi erano molti), ma io gli dissi semplicemente quello che tutti sapevano: il mio chiusino, essendo all’interno della proprietà, non era possibile sabotarlo, cosa che avveniva sistematicamente ai chiusini in giro per l’Elba.
Ecco, credo che il popolo elbano, dopo quanto accaduto, sia ormai consapevole e pronto a collaborare con il Parco per un “progetto chiusini diffuso” ed anche se non sarà risolutivo, potrà essere una grande spinta iniziale per diminuire in maniera consistente il numero dei cinghiali, in attesa di un intervento risolutivo che restituisca ai cittadini sicurezza e all’Elba la sua bellezza naturalistica quasi perduta.
Ulisse Costa
(nella foto: Chiusino "vandalizzato")