Riceviamo e pubblichiamo
Leggo, con un po’ di stupore, che il TAR Toscano ha accettato il ricorso di un apicoltore sul diniego, da parte del P.N.A.T. (Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano), di reiterare l’installazione di arnie di api da miele (Apis mellifera) sull’Isola di Giannutri.
Detta isola è una delle più piccole dell’Arcipelago Toscano, ma ciò non toglie che siano presenti su di essa una certa varietà di specie di altre api.
Le api svolgono un ruolo fondamentale nell’impollinazione delle piante, ed è in gran parte grazie a loro se abbiamo frutta e verdura da mettere sulle nostre tavole. In alcuni luoghi (e non è fantascienza), dove gli insetticidi usati in agricoltura le hanno sterminate, si è dovuto e si deve ricorrere all’impollinazione manuale, lascio immaginare a quali costi economici. E’ stato calcolato che il servizio che svolgono può essere quantificato in centinaia di miliardi di euro.
Da tempo siamo bombardati da messaggi per la tutela delle api, ma tali messaggi sono spesso fraintesi, complici anche le immagini associate a tali messaggi, che si riferiscono nella quasi totalità dei casi ad un’unica specie di api: proprio quelle da miele.
Ora, se c’è una specie meno minacciata, tra tutte le migliaia di api (si, proprio migliaia di specie diverse!) è proprio l’ape da miele, ma all’impollinazione contribuiscono TUTTE le diverse specie.
E’ facile capire che se siamo ad una tavola imbandita, alla quale partecipano commensali con diverse capacità, i più “prepotenti” lasceranno ben poco da mangiare a quelli meno forti, ai più piccoli, ai più indifesi.
E’ esattamente quello che alcuni ricercatori delle Università Toscane avevano verificato accadere a Giannutri: l’introduzione massiccia (relativamente a quel territorio) delle api da miele aveva provocato una forte competizione per accaparrarsi le (evidentemente) limitate risorse di cibo, provocando una drastica diminuzione delle altre api selvatiche presenti sull’isola.
Non sono un tecnico, ma dalla lettura della sentenza mi sembra che le motivazioni siano più di ordine procedurale, e che non intacchino in nessun modo le cause all’origine del diniego del PNAT.
Se andiamo a leggere la Costituzione, agli articoli 9 e 41 si legge:
Art. 9: “...Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali...”
Art. 41: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente…”
Ecco: “non può svolgersi … in modo da recare...danno...all’ambiente”.
Mi sembra un principio molto chiaro. Per i ricorrenti le misure sono state prese senza verifiche certe ed in modo arbitrario. Quale occasione migliore quella di sospendere l’introduzione di api dal continente, per verificare se il danno paventato è reale o no? Solo così avremmo una verifica certa.
Non penso che allevare api da miele a Giannutri sia di vitale importanza, tale da non poter attendere la suddetta verifica. O forse questa attività particolare potrebbe essere così redditizia da giustificare di anteporre l’interesse privato a quello pubblico, cioè alla conservazione delle specie “indigene” dell’isola?
Spero solo che questa attuale “vittoria” dei ricorrenti, nel futuro prossimo, non ci debba far rimpiangere di dover assistere a nuove estinzioni di specie viventi.
Per chi volesse approfondire la questione...
Le ragioni degli scienziati:
Le ragioni dei ricorrenti:
Roberto Barsaglini






