Nel 1791, parlando di Cosimo I de Medici e di Cosmopoli, il “cosmopolitano” Sebastiano Lambardi scrive che ”…usò la politica di mandarvi dei confinati o rattenuti e persone delittuose invece di mandarli confinati altrove, con darli però aiuti sufficienti e modo di travagliare se erano artigiani”
(Cfr pg, 150 di “Memorie antiche e moderne dell’isola dell’Elba” Sebastiano Lambardi 1791.Ristampa fotomeccanica. Forni editore Bologna 1966)
Sin dai tempi della fondazione, da parte di Cosimo I la terra di Portoferraio, suo dominio e giurisdizione, è stata ritenuta luogo idoneo dove inviare confinati e relegati in quanto terra periferica ed isolata. Fu anche un modo, coatto, per ottenere il popolamento di questo territorio. Ma il duca Cosimo, per indurre gente ad andare anche spontaneamente ad abitare in questa sua terra, nel 1556 emanò un editto nel quale concedeva privilegi ed esenzioni dando salvacondotto e franchigia a chi aveva condanne pecuniarie, pene afflittive e di relegazione eccetto che per la condanna di pena capitale e del remo sulla galera.
Nel 1579 sono emanati i Nuovi Statuti della città di Portoferraio col titolo ”Deo Optimo auxiliate addizione et nuovi statuti fatti questo dì XIX di Agosto 1579 con partecipazione del Serenissimo Granduca di Toscana Nostro Clementissimo Signore, dal molto Magnifico et Eccellente Consiglio et Pratica Secreta di Sua Altezza Reale per la terra di Portoferraio e sua Iurisdizione”
(FILZA Statuti. Già E1.Archivio storico comune di Portoferraio)
Tali nuovi statuti si aggiungono ai vecchi emanati nel 1574. Con gli statuti Cosimo detta e concede alla città che ha fondato, di cui è “serenissimo padrone e principe”, un complesso di norme per la organizzazione e l’ordinamento giuridico sociale. Questa concessione si è resa necessaria perché un certo popolamento era avvenuto come rilevato dal censimento del 1566 del commissario Giovanbattista de’ Medici e poi del 1574 del commissario Vincenzo del Benino. Quest’ultimo nel 1575 scrivendo al segretario Jacopo Dani dice “…S’hebbero gli Statuti quali si so’ di già cominciati a mattere ad effetto et in osservanza”
(Lettera 12 aprile 1575 del Commissario Vincenzo del Benino al segretario Jacopo Dani. Miscellanea Medicea. Filza 471 c. 91. Archivio di stato Firenze)
Questi Nuovi Statuti del 1570 della città di Portoferraio si aggiungono e completano i vecchi emanati dallo stesso Cosimo sempre con l’intervento della ”Pratica Secreta” che è un consiglio ristretto e consultivo del duca, che non ha un'istituzione formale, ma nasce da un'esigenza concreta per trattare questioni riservate, consiglio che affianca il sovrano.
I Nuovi Statuti completano i vecchi in quanto vengono in essi sanciti nuovi regolamenti e rubriche nel vecchio statuto non presenti.
Per i confinati e relegati vengono aggiunte nuove regole e disposizioni.
Un intero capitolo è ad essi dedicato in cui si stabilisce come ci si deve comportare in caso di debiti contratti durante il periodo di confinamento, in questi termini:
“…Che li confinati et relegati nella detta terra di Portoferraio così della Città e Stato di Fiorenza come della Città e Stato di Siena possino essere astretti et in beni, et in persona a pagare et sodisfare tutti li debiti che havessero contratti e fatti nella dette terra di Portoferraio, durante il tempo del loro confino et relegazione, etiam che fussino soldati armati di corsaletto ò altrimenti descritti nell’honorata milizia et banda di S.A.S.
Nonostante qualsivoglia loro privilegio, esenzione, ò grazia et sieno tenuti et obligati prima che partino et sgombrino dalla detta terra di Portoferraio quattro giorni avanti à disegnano partire attaccare una cedola alla porta del Palazzo pubblico del Commissario che dica.
Notificasi a ciaschuno come tale di tale che ha finito il suo confino ò può partire lecitamente, ordina il tal governo partirsi et sgombrare di detta terra et il Cancelliere del Commissario non possa ne deva fare loro fede del osservanza del tempo del loro confino se non sarà giustificato almeno per vi della attaccazione di detta cedola, che li creditori siano stati pagati et sodisfatti”
(FILZA Statuti. Già E1.Archivio storico comune di Portoferraio)
Dopo Cosimo, anche per i suoi successori, la terra di Portoferraio continua ad essere luogo idoneo dove confinare e relegare.
Nel 1703 Anton Francesco Montauti, dalla segreteria di guerra in Firenze, scrive al governatore di Portoferraio Alessandro del Nero che sarà inviato e relegato da monsignor Falconcini, proposto di Pescia, il prete Michelangelo Carli di Pescia. Il Granduca, padrone serenissimo, vuole che sia ricevuto e che non gli venga permesso di uscire dalle porte di Portoferraio dove deve essere trattenuto a beneplacito di detto monsignore.
Qui di seguito la carta di archivio integralmente trascritta di questo confinamento:
“Al Barone del Nero Governatore di Portoferraio
Ill.mo Sig.Re Mio Pron.mo Col.mo
Da Monsignor Proposto di Pescia Falconcini sarà mandato costì relegato il Prete Michelangelo Carli di Pescia vuole e perciò il Padrone Serenissimo che sia da VS Ill,ma ricevuto e che non gli venga permesso l’uscire dalle porte di codesta Piazza dove deve essere ritenuto a beneplacito di detto Monsignor Proposto
Di V.S. Ill.ma
Di Firenze li 26 giugno 1703
Devotissimo Obbligatissimo Servitore
Anton Francesco Montauati”
(FILZA “Lettere sino all’anno 1709 al tempo dello illustrissimo Sig Barone Alessandro del Nero”C9.Carta n 342.Carteggio del governatore.Archivio del governo di Portoferraio 1553.1795. Archivio storico comune di Portoferraio) - Foto di copertina
Nel 1704 Anton Francesco Montauti da Firenze scrive al governatore di Portoferraio, Alessandro del Nero, che il granduca ha concesso la grazia a Leonardo da Castiglione di poter uscire dalle porte e andare liberamente per l’isola ma ogni sera deve consegnarsi dentro la piazza di Portoferraio.
Qui di seguito la carta di archivio integralmente trascritta:
“Sig Barone Alessandro del Nero Governatore di Portoferraio
Ill. mo Sig.re Mio Sig. re Pron.mo Col.mo
Mi comanda il padrone serenissimo di scrivere a VS Ill.ma che l’Altezza Sua Reale ha fatta grazia al sig Leonardo da Castiglione di poter uscire dalle porte e di poter andare liberamente per l’isola coll’obbligo però di rassegnarsi ogni sera dentro di codesta piazza di Portoferraio .Così potrà V.S. Ill.ma eseguire da farsi sapere al medesimo Sig Leonardo la grazia ricevuta dalla A.R.S. mentre io mi rassegno
Di V.S. ill.ma
Firenze 19 maggio 1704
Anton Francesco Montauti”
(FILZA “Lettere sino all’anno 1709 al tempo dello illustrissimo Sig Barone Alessandro del Nero”C9.Carta n 341. Carteggio del governatore.Archivio del governo di Portoferraio 1553.1795. Archivio storico comune di Portoferraio)

Nel 1706 Anton Francesco Montauti scrive al governatore di Portoferraio che un certo Mannucci relegato può uscire dalla porta ma non deve avere il permesso di trasferirsi a Firenze ed altrove.
Qui di seguito la carta di archivio integralmente trascritta:
“Al Sergente Generale Barone del Nero/P.ferraio
Ill.mo Sig Mio Pron.mo Col.mo
Vuole il Padrone Serenissimo che codesto Mannucci che si trova costà relegato VS Ill.ma permetta che possa uscire dalla Porta ma non deve già Ella dargli mai la gita per trasferirsi qua o altrove ; che è quanto devo con la presente significare a VS Ill.ma e resto in farle devotissima reverenza
Di V.S. Ill.ma
Di Firenze 21 agosto 1706
Dev.mo Obbl.mo Serv.re
Anton Francesco Montauti”
(FILZA “Lettere sino all’anno 1709 al tempo dello illustrissimo Sig Barone Alessandro del Nero”C9.Carta n 372.Carteggio del governatore.Archivio del governo di Portoferraio 1553.1795. Archivio storico comune di Portoferraio)

Marcello Camici
Foto di copertina - 1703. Confinamento a Portoferraio del prete Michelangelo Carli.
Foto 2 - 1704. Leonardo da Castiglione confinato a Portoferraio ha avuto la grazia di potere uscire dalle porte ma ogni sera deve consegnarsi alla piazza.
Foto 3 - 1706. Un certo Mannucci relegato a Portoferraio può uscire dalla porta ma non può trasferirsi a Firenze o altrove.






