Un vecchio saggio che non è purtroppo più tra noi, molti anni fa, lamentando quella che prevedeva come una deriva verso il peggio della classe politico/amministrativa elbana, sentenziò:
"Una volta quando i partiti contavano qualcosa, si cercava di far eleggere i più adatti, i più intelligenti, i più onesti dei cittadini. Oggi mi pare che a sgomitare per le cariche siano soprattutto due categorie di persone: i furbi interessati e gli ambiziosi tonti…"
"Ora te - continuò - penserai che i più pericolosi siano i primi ... Errore, perché vedi, con un furbo anche se è tutto o mezzo mascalzone, ci puoi sempre contrattare... con un tonto che non capisce una sega... è fiato perso..."
Mi è capitato di ripensare a questa antica "analisi" a ridosso della vicenda della presidenza del Parco, pensando a come siamo "assistemati":
- con la raffazzonata "terna" degli scappati dalle case di Terricciola, Montemurlo e Peccioli, nonostante la loro acclarata carenza o assenza di titoli e saperi ambientali;
- con un, si fa per dire, ministro di cieca obbedienza donzelliana (ex commercialista vercellese disinvoltamente passato dalla partita doppia al governo delle problematiche ecologiche)
- con i fieri elbanesi immemori di quando in migliaia si riversarono sulle banchine per protestare "Contro il Parco calato dall'alto dai comunisti del continente"
- con l'umiliazione degli isolani tutti e delle loro istituzioni (a maggioranza di destra), prese a patte nella bocca dal governo (di destra), per aver osato proporre tre candidati (di destra, ma indigeni e pure competenti in materia, al contrario dei pisesi amichetti del nasuto) così gli gli Ilvates dimostrando di essere considerati e contare, per latineggiare maccheronicamente, "Minus quam merdam" (assai poco).
Ed a questo punto ho dedotto che il teorema iniziale dei furbi e dei tonti, pur mantenendo una sua generale validità, andava affinato, o almeno guarnito da un corollario, grosso modo così da formulare:
se i furbi sono però anche arroganti, intolleranti, prepotenti oltre il limite del pudore, se non rimane loro un briciolo di rispetto per gli altri, passano di categoria, da avversari a nemici della democrazia, con cui non si dialoga, non si contratta: ci si smusa,
se i tonti elbani, per seguitare a coltivare le loro misere ambizioni, continueranno a fare da lacché dei furbi, e baciando la mano che ha rotto il loro naso (Citazione di De André), a raccogliere per loro consensi, senza un minimo scatto di dignità e orgoglio, allora andranno ricollocati, uno per uno tra i "casi umani", verso i quali potrà provarsi unicamente umana pietà.
Sergio






