L’altro giorno, saltabeccando su Internet, sono inciampato in uno studio presentato a Palermo da The European House Ambrosetti (Thea) durante il primo Simposio nazionale sulla dissalazione, organizzato da Università di Palermo, Horizon Europe Sol2H2O, Aidara e Ordine degli Ingegneri, e ho scoperto che l’Italia è tra i primi 30 Paesi al mondo per produzione di acqua dissalata, attualmente nel nostro paese i dissalatori producono circa 700.000 metri cubi di acqua dolce al giorno. In Europa siamo addirittura secondi dopo la Spagna e produciamo quasi l’8% dell’acqua dissalata dell’Unione Europea.
Benedetta Brioschi di Thea, che di quel simposio palermitano è stata la moderatrice, ha ricordato che il Decreto siccità approvato dal governo di Giorgia Meloni “ha aperto la strada per l’accelerazione della dissalazione in Italia, che dal 2025 rientra fra le priorità strategiche del Governo. Al fine di favorire la reattività del mercato della dissalazione in un contesto di fenomeni idrici estremi, il Decreto Siccità di giugno 2023 prevede uno snellimento dell’iter burocratico associato alla costruzione degli impianti di dissalazione”.
Tradotto, significa che il governo di destra ha tolto quei fastidiosi vincoli ambientali messi dal ministro dell’ambiente Costa del governo Conte giallo-rosso e contenuti nella legge “salvamare”, gli stessi invocati dal Comitato antidissalatore, dalle giunte comunali di Capoliveri e di Porto Azzurro (ma il Papi se li è già scordati…) e dalla destra elbana per dimostrare che la Regione è cattiva e matrigna e che gli ambientalisti (quelli che contano qualcosa, cioè Legambiente) non hanno dato battaglia.
E invece la matrigna cattiva di questa storia, quella che mentre gli antidissalatore la votavano in massa sbonconcellava la mela avvelenata, era un’altra: era Giorgia Meloni, una fan sfegatata dei dissalatori, che mentre i suoi camerati all’Elba facevano finta di essere contro il dissalatore per raccattare un po’ di voti dei soliti creduloni, istituiva una Cabina di Regia per la crisi idrica che ha classificato come interventi prioritari e urgenti la realizzazione di dissalatori.
La Boschi parla di una vera e propria svolta pro-dissalatori dopo l’arrivo al governo della destra di Fratelli d’Italia: «A partire dall’efficientamento dell’attuale gestione della risorsa idrica, il potenziamento della capacità nazionale di produzione di acqua dissalata rappresenta un’altra soluzione strategica per risolvere la scarsità idrica in Italia».
Intanto i sindaci elbani (anche quelli di destra, cioè quasi tutti) festeggiano il dissalatore insieme ad ASA e gli elettori capoliveresi si apprestano ad andare a votare alle prossime elezioni regionali nuovamente per il partito dei dissalatori perché convinti (contro ogni evidenza) che Fratelli d’Italia è contro i dissalatori.
A convincerli del contrario non serve nessun atto del governo, nessuna dichiarazione della presidente del Consiglio e del suo cosiddetto ministro dell’ambiente. Anche se è evidente che, con le modifiche delle leggi e i decreti sui dissalatori approvati dal governo Meloni il dissalatore di Mola sarebbe già funzionante da almeno un paio di anni e ci saremmo risparmiati tutti quegli inutili e costosi ricorsi del Comune.
Con Giorgia sul dissalatore il (fu?) Comitato antidissalatore non avrebbe toccato palla e le due liste ipocritamente antidissalatore non si sarebbero nemmeno presentate alle elezioni comunali. Probabilmente, senza quell’abbaglio, oggi non avremmo Montagna a capo di una giunta nata da una lista unica. La politica amministrativa di Capoliveri è stata determinata da una convinzione sbagliata, da un trucco da prestigiatori che ha fatto credere che chi vuole e ha voluto i dissalatori fosse contro.
Certo, è dura ammettere di essere stati presi per il culo, di essere stati raggirati elettoralmente. Meglio fare come le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo… ma voto per chi mi prende per il culo e infamo chi mi ha detto che me lo stavano mettendo di poppa. Si vede che piace…
Caput Libero






