Il commissario presidente del parco nazionale dell’Arcipelago Toscano sta inondando redazioni e social network di post entusiastici nei quali ci informa di quanto sia bello il Parco, di quanto abbia ben difeso le isole e che bisognerebbe estendere ancora di più la protezione del mare.
E’ così entusiasta che si porta dietro i suoi camerati (ops, amici) di Terricciola per far veder loro quali esperienze esportare nel contado pisano. I viaggi di Arcenni tra isole e castelli ricordano quelli di Gulliver tra i lillipuziani e le altre meraviglie del vasto mondo, ma finora non ha ancora incontrato i cattivi, o meglio, li conosce benissimo ma fa finta di non vederli perché sono diventati improvvisamente silenziosi.
Infatti, ogni foto su Facebook e ogni dichiarazione di Matteo Gulliver smentiscono la narrazione sul Parco fatta per trenta anni dalla destra elbana e toscana: un Parco imposto, inefficiente e inefficace, che tarpa la ali dello sviluppo turistico insulare e che rischia addirittura di trasformarsi in un’area marina protetta dove i cinghiali e i mufloni fanno le sabbiature sulla spiaggia.
Poi è arrivato Arcenni, che sarebbe un commissario a tempo ma si comporta già come un presidente con i pieni poteri, e ha scoperto che il parco vuole eliminare cinghiali e mufloni, che bisognerebbe fare l’area marina protetta, che il Parco ha fatto e fa un sacco di cose cosi belle che bisognerebbe esportarle anche a Terricciola, che la lotta alle specie aliene è sacrosanta e va fatta assolutamente (vi ricordate i topi di Montecristo e i mufloni del Giglio?) che chi lavora nel Parco non sono quei mangiapane a tradimento che dipingeva la destra sui social network, che il parco è un volano per il turismo…
E’ una narrazione completamente diversa, opposta, a quel che hanno raccontato la destra elbana e il gruppo consiliare regionale di Fratelli d’Italia nei loro interventi e interrogazioni contro il Parco avvelenatore di Montecristo e distruttore di Pianosa, covo di poltronai ambientalisti nullafacenti, affossatore dei destini di ricchezza e libertà.
Tutto archiviato, tutto scordato in una notte, tutti silenti. I nemici di un tempo diventati entusiasti amici. E’ bastato cambiare tessera di Partito e tutto quel che era insopportabile è diventato magnifico, nuovo, o almeno lavato con Perlana.
Se all’Elba esistesse una sinistra, Arcenni l’avrebbe scavalcata a sinistra, tirando senza colpo ferire e senza spiegazioni una linea sulle titubanze del Pd su temi che la destra avversava e dei quali ora Arcenni si è impadronito come fanno gli entusiasti neofiti. E’ anche vero che quel che era imperdonabile per il PD ora diventa magnifico se detto da uno di destra.
Dobbiamo dire che qualcuno con parecchia esperienza lo aveva capito subito dove si sarebbe andati a parare. Infatti, mentre la politica di sinistra si agitava per l’arrivo dei "non antifascisti" nel Parco (non è che prima scarseggiassero, eh…), Legambiente era stata stranamente defilata e silente, evitando di esporsi troppo, consapevole dell’inevitabile.
E non a caso Arcenni ha incontrato tra i primi quelli di Legambiente e dalle cronache emerge un clima molto cordiale, anche perché il commissario/presidente ha subito confermato tutti gli accordi in essere del Parco con gli ambientalisti più odiati dalla destra e dagli antiparco.
Ora, mentre il Gulliver di Terricciola continua il suo viaggio alla scoperta del meraviglioso mondo del Parco, una domanda sorge spontanea: la destra elbana ci ha preso in giro prima quando dipingeva il Parco come la sentina di tutti i mali o ci prende in giro ora che tace, consente e asseconda la svolta ambientalista di Arcenni, che sembra uno di Alleanza Verdi Sinistra? Probabilmente entrambe le cose.
E’ la biodiversità applicata alla politica: adattarsi alla poltrona o morire. E qualche poltrona è ancora vacante.
Caput Libero 2






