Le risorse sono limitate. Il Governo italiano è alla ricerca di risorse per finanziare la riduzione delle tasse sul lavoro, l'assegno per i figli, l'abolizione del superticket sanitario. Si parla, dopo aver generato aspettative e con il rischio di creare esodati, di abolizione o rimodulazione della Quota 100. E per i figli si rimanda l'assegno al 2012, in favore di un (opportuno ma insufficiente) fondo per la famiglia. E anche l'abolizione del ticket sanitario potrebbe slittare.
Nessuno, proprio nessuno, tocca il capitolo di bilancio relativo alle spese militari.
Anzi, nei giorni scorsi, esponenti del governo, fra cui il ministro Guerini, si sono alternati nel "rassicurare" produttori e commercianti di armi e anche l'Amministrazione statunitense:
- comprare nuove armi e confermare le spese militari è un "bisogno oggettivo e non rinviabile" e inoltre "bisogna garantire efficienza operativa dello strumento militare";
- spenderemo almeno 15 miliardi di acquisto degli F35 e circa 50 miliardi di mantenimento per l’intero ciclo di vita (cioè niente rimodulazione e nemmeno rispetto della mozione parlamentare del 2014 che chiedeva un dimezzamento del budget per i caccia);
- inoltre, in Parlamento verranno discussi otto decreti attuativi del Governo che prevedono l'acquisto di missili, blindati, droni e sommergibili: nel silenzio generale, al Parlamento sono stati consegnati otto decreti attuativi che potrebbero avviare programmi militari dal valore miliardario per il nostro Paese.
Eppure, una decina di giorni fa, il capogruppo M5s nella commissione Esteri al Senato aveva parlato di "un ridimensionamento del programma di acquisto degli F35 (che) consentirebbe di liberare miliardi di euro da investire in scuole, ospedali e trasporti pubblici" e il Presidente Conte aveva fatto sapere: "Sono d’accordo".
Insomma, anche questa volta non si toccano gli interessi dell'industri bellica.
Nel 2019 la spesa militare è aumentata del 2% e l'anno prima del 4%.
L'anno scorso fu proposta da "Sbilanciamoci" una controfinanziaria che proponeva una netta riduzione delle spese militari, con un risparmio di oltre 4 miliardi nel 2019 sulla base di quattro misure: la riduzione del livello degli effettivi delle nostre Forze Armate a 150mila unità e il riequilibrio interno del rapporto tra comandanti e comandati (1,2 miliardi); il taglio degli stanziamenti diretti e dei finanziamenti pluriennali per l’acquisizione di nuovi sistemi d’arma in capo al Ministero dello Sviluppo Economico (2 miliardi); lo stop al percorso di acquisto degli F-35 (450 milioni); il ritiro immediato delle nostre truppe dalle missioni all'estero con chiara proiezione armata (600 milioni).
Misure che non hanno perso validità.
Ma che non verranno considerate, insieme ad altre, nella notte in cui si decideranno le linee della manovra economica. La notte in cui ogni forza politica penserà soprattutto al proprio consenso e M5s, Pd, Iv e LeU rischieranno di ripetere stantie liturgie accordandosi su vie di nessun (o minimo) cambiamento.
Nunzio Marotti






