Parafrasando l’opera di Erasmo ed in mezzo ad informazioni ad alto livello entropico, il mio desiderio è quello di affidarmi a tale funzione umana che sembra essere ottenebrata da istinti di autodistruzione spinti, spesso da desiderio di potere.
Si sta assistendo a guerre, controversie lavorative, lotte politiche che potrebbero essere evitate con un minimo di analisi razionale data per buona l’onestà delle persone.
Forse è un atto di presunzione, ma, penso, valga la pena di correre il rischio.
1) Guerra in Ucraina
Si sta assistendo oramai da due anni a migliaia di morti ed una stasi tra i due fronti contrapposti; una voragine di soldi sono spesi in armi con derivanti danni all’economia del comparto civile. E’ dal 2014 che la situazione era esplosiva. Perché l’ONU non è intervenuta prima? Se dei popoli si vogliono separare si dovrebbe procedere ad un referendum con osservatori internazionali. Nella ex Cecoslovacchia si è proceduto così e non c’è stato spargimento di sangue! Sarà un’utopia, ma già Woodrow Wilson, alla fine della sanguinosa prima guerra mondiale aveva espresso il concetto dell’autoderterminazione dei popoli.
Allo stato attuale ci vorrebbe un cessate il fuoco ed un armistizio come fu fatto nella guerra di Corea nel 1953.
2) Guerra Israelo-Palestinese
Nel 1947 fu fatto un atto unilaterale, un po’ con prepotenza e con assenso ONU, da Ben Gurion il quale proclamò lo Stato di Israele su alcuni territori lasciati liberi dal ritiro degli inglesi che li colonizzavano. Contribuì molto anche il senso di colpa europeo per il genocidio degli ebrei. Sono passati 77 anni e si dovrebbe passare dall’etica dei principi all’etica delle responsabilità nei confronti della generazione futura. Due Stati riconosciuti reciprocamente con Gerusalemme città autonoma interreligiosa (una specie di Città del Vaticano laica). Il processo di pace era stato intrapreso con il “patto di Abramo”, ma è stato interrotto dall’intervento di Hamas.
3) Tema del cambiamento climatico
Si assiste da anni a conferenze sull’argomento (COP ed affini) senza che si arrivi ad un effettivo cambio sull’andamento dei “gas serra” nell’atmosfera. Qui il problema è, penso, praticamente insolubile se non si ricorre con interventi su più fronti:
- Risparmio notevole sui propri consumi energetici sopportando di più (come si faceva una volta) i cambiamenti stagionali (meno riscaldamento invernale e meno condizionamento estivo ricorrendo anche ad isolamenti opportuni). Usare meno mezzi di locomozione privati e più i mezzi pubblici ove possibile. Fare una personale scheda di “carbon footprint” per monitorare i propri consumi.
- Efficientamento energetico: l’energia elettrica, comunque prodotta nelle centrali (con combustibili fossili o nucleari) comporta una quantità di calore, pari alla metà o più, che viene buttata via per ragioni termodinamiche. Un rimedio potrebbe essere il “teleriscaldamento” che comporterebbe una pianificazione del territorio notevole, come facevano i Principi cinquecenteschi con Sabbioneta e Palmanova ed ora gli Emirati Arabi con Masdar (città sorgente di energia) o con Neom di Bin Salman in Arabia Saudita. Si noti che queste pianificazioni sono associate a regimi non democratici. Esistono, comunque, impianti di teleriscaldamento in alcune città italiane.
- Da considerare il ritorno al nucleare nella versione “quarta generazione” con il miraggio della “fusione nucleare” nel quale bisogna investire enormi risorse economiche per accelerarne la realizzazione che risolverebbe il problema energetico dell’umanità se ottenuta. Il nucleare non produce l’effetto serra!
- Potenziare le fonti rinnovabili tenendo sempre presente l’EROEI; vedere, cioè, sempre i costi energetici per produrre gli impianti, gestirli e smaltirli. Parchi eolici galleggianti potrebbero essere utili.
4) Tema dell’alimentazione
Venuto alla ribalta con l’attuale protesta degli agricoltori in Europa. Anche qui il problema è quasi irresolubile poiché legato alla transizione energetica, vista al punto 3 ed alla globalizzazione dell’economia.
A mio giudizio non si può globalizzare solo un settore, l’economia e lasciare intatti gli altri come l’organizzazione del lavoro e le tutele ambientali diversi nelle varie Nazioni indipendenti.
Il “Green deal” proposto dall’Europa in modo lungimirante può essere sostenuto , con opportuni ritmi di esecuzione, solo con dazi di protezione nei confronti dei Paesi che non rispettano le regole implicite in questo nuovo corso.
Del resto il fenomeno “no global”, nato con la protesta di Seattle nel 1997 contro il WTO (World Trade Organization) era per l’apertura dei mercati senza una visione “sociale” del problema. Tale critica è stata successivamente trasversale ai vari schieramenti politici antagonisti dei vari governi occidentali fino ai giorni nostri con l’approdo al “sovranismo”.
Come appendice segnalo che le recenti dichiarazioni di Tavares a.d. di Stellantis sono motivate dallo stesso problema che scuote il mondo dell’agricoltura poiché conseguenti all’accanita concorrenza delle auto elettriche di paesi extra europei come la Cina.
Al termine di questa breve analisi di alcuni temi cruciali odierni, per spezzare una lancia a favore di Erasmo, penso che solo con la razionalità non si possano risolvere i problemi come la storia in vari periodi ci ha insegnato; un pizzico di follia ci vuole, ma quella buona!
Giampaolo Zecchini