Piombino ha vissuto e sta vivendo un lento ed inesorabile declino. La crisi del manifatturiero e la perdita di migliaia dì posti di lavoro stanno colpendo duramente la città e la sua economia. Ultimo esempio, la crisi della Magona, cui la proprietà non paga gli stipendi e l'indotto, notizia che è di questi giorni.
La conseguenza: impoverimento del tessuto industriale, di chi vi lavora e delle loro famiglie. Una disoccupazione con tassi superiori, in percentuale, a tutta la Toscana. La perdita dell'indotto con il fallimento delle piccole aziende spesso a conduzione familiare. Forte sofferenza sociale ed economica con lo sguardo rassegnato dei piombinesi.
Lo sviluppo economico è il cambio di rotta decisivo per il futuro della città. Attrarre nuovi investimenti deve essere il mantra, diversificare la produzione, per vedere le strade vissute dai cittadini, non una foresta con le saracinesche abbassate dei negozi di prossimità; nessuno compra per mancanza di soldi.
Avere una nuova visione per puntare sulle start up, sulle tecnologie innovative in grado di coniugare tra sviluppo e sostenibilità. Con un piano di rilancio che deve essere sostenuto dalla Regione Toscana, dal Governo Italiano e dal Comune di Piombino per creare un nuovo distretto industriale moderno (tipo IRI a guida di manager statali). Poiché l'interesse del privato è il massimo profitto e non il benessere della comunità, con questo pensiero pseudo liberista che ha dominato in questi anni abbiamo avuto l'incremento delle disuguaglianze, forse pare il tempo del cambiamento.
Il rigassificatore di Piombino, in funzione dal 2023 ha un obiettivo preciso: garantire la sicurezza di energia non solo per la Toscana, per l'intero Centro Italia. L'impianto permette di assicurare le fonti di approvvigionamento a costi competitivi di gas naturale sia alle famiglie che alle industrie.
Questa importantissima struttura ha un valore ancora più strategico nella transizione energetica e fornisce energia alle industrie nonché attrae investitori privati che contano su un'infrastruttura stabile e sicura.
Non a caso, diversi operatori industriali sia nazionali che stranieri manifestano il proprio interesse nell'insediarsi a Piombino grazie alle sinergie che si sono create tra porto, rigassificatore e rete ferroviaria.
La combinazione rigassificatore e reindustrializzazione può generare a Piombino migliaia di posti di lavoro sia diretti che indiretti nei prossimi anni, prima nella fase di costruzione poi in quella di espansione e sviluppo degli impianti industriali.
Tuttavia, il rilancio di Piombino si estenderebbe a tutto il distretto toscano, da Livorno a Grosseto e anche all'Elba, rafforzando la competitività del nostro territorio, in una fase di forte difficoltà causata dai dazi voluti da Trump e hanno colpito e messo in crisi le nostre industrie di moda e vino che esportano circa il 16% del PIL negli Stati Uniti.
In conclusione, Piombino si trova davanti ad un bivio. Il rigassificatore, integrato con un piano serio industriale e che può diventare la scintilla per portare il lavoro in città ed un domani migliore per la Generazione Z.
Il futuro dei piombinesi passa e dipende dalla capacità delle Istituzioni Pubbliche, del Comune, delle imprese e della comunità locale di collaborare, trasformando una sfida energetica in opportunità di sviluppo per Piombino e tutta la Regione Toscana.
Forse, sarebbe il caso smettere di dire sempre no a tutto, dobbiamo avere una visione per il futuro dei piombinesi e superare la sindrome Nimby (not in my back yard - no nel mio giardino), l'acronimo indica la protesta da parte della comunità locale verso la realizzazione di infrastrutture di impatto rilevante in un territorio considerato vicino ai loro interessi, di cui non sarebbero contrari alla realizzazione in altro luogo e territorio e, se possibile, lontano.
A Piombino servono manager, ingegneri e operai, con un indotto forte e non solo cuochi, camerieri e baristi per un turismo che pare in decrescita e sofferenza, per la crisi della classe media italiana e la concorrenza di Albania e Grecia. I piombinesi vogliono più prosperità e sicurezza lavorativa per loro ed i propri figli.
Reindustralizzare la parola chiave, ma non auspichiamo un popolo fatto di lavoratori stagionali del turismo o di affittacamere, servono operai specializzati, una classe dirigente capace ed altamente competitiva a tutti i livelli internazionali.
Enzo Sossi






